venerdì 9 gennaio 2009

I volti della camorra

Segnalo l'articolo del collega Simone Di Meo, che cura con Vittorio Falco la collana "I Cattivi", l'enciclopedia della camorra. L'articolo di Simone, pubblicato su Antimafia Duemila, si occupa della faida di San Giovanni.

La faida di S. Giovanni
di Simone Di Meo
NAPOLI – Siamo a San Giovanni a Teduccio, dove in principio c’erano i Mazzarella, nipoti del “re del tabacco” Michele Zaza, fino alla fine degli anni Ottanta monopolisti del contrabbando di sigarette. Siamo a San Giovanni a Teduccio, terra di malavita organizzata e di odi feroci. I Mazzarella furono tra i primi camorristi ad avere con i Nuvoletta contatti con Cosa Nostra. Criminalità campana e siciliana per anni furono alleate nella gestione del contrabbando di “bionde”, il più grosso business della camorra a ridosso degli anni Novanta. E a San Giovanni chi non era dei Mazzarella difficilmente poteva avere uno spazio proprio in quel “mercato”. Negli anni successivi con la “polverizzazione” della mala napoletana si creò nella zona una frammentazione con numerosi gruppi e bande più o meno organizzate, che ambivano a salire la scala del potere. Pure i Mazzarella furono costretti a fare i conti con le nuove generazioni di malavitosi proiettati sempre più verso il nuovo business, quello del traffico di stupefacenti. La droga divenne in quel periodo l’affare principale, con effetti destabilizzanti sugli equilibri della criminalità organizzata in tutta Napoli. E per quell’affare si scatenò una guerra tra gruppi che segnò una lunga scia di sangue. Prima e dopo la morte di Bernardino Formicola, capo del clan che per anni fu alleato dei Mazzarella, la lotta tra bande fu combattuta senza esclusione di colpi. Una guerra contro gli avversari storici che presto degenerò anche in aspre faide interne, provocando alleanze e fratture familiari. Clamorosa fu la rottura fra i Rinaldi e i Reale che, sebbene parenti, non rinunciarono ad affrontarsi a suon di morti ammazzati. Successivamente tra i due gruppi vi fu una sorta di riavvicinamento: insieme agli Altamura, come indicato in quegli anni dagli inquirenti, ricostruirono le fila del clan per combattere i D’Amico che intanto erano entrati a far parte dei Mazzarella. Fu una delle più importanti alleanze tra le varie organizzazioni malavitose che all’epoca avevano il controllo di tutte le attività illecite tra San Giovanni a Teduccio e Barra. Una sorta di monopolio che fu sempre contrastato da faide e vendette. La guerra tra clan nel ’96, il 26 giugno, fece un lutto clamoroso: in un agguato di camorra fu ucciso ’zì Luigi’, il patriarca Luigi Altamura, e con lui fu assassinato anche il figlio Pasquale. Un anno dopo, l’8 gennaio 1997, la camorra tornò a colpire un altro dei capi storici della criminalità di San Giovanni, Bernardino Formicola, boss del contrabbando, ucciso a Portici. Ma la statistica dell’orrore continua tutt’oggi.

LA FAMIGLIA
MAZZARELLA

Da sempre in lotta con la cupola di Secondigliano, i Mazzarella hanno il quartier generale tra San Giovanni a Teduccio e Poggioreale, nel rione Luzzatti per la precisione, ma interessi estesi su varie zone della città. Dal Mercato al Pallonetto di Santa Lucia, passando per Forcella, al centro storico, per anni regno incontrastato della famiglia Giuliano, un clan decimato da arresti e omicidi. Oggi i fratelli e capi storici di Forcella sono quasi tutti pentiti o comunque da tempo in carcere, e in quella zona i Mazzarella avrebbero esteso le proprie mire. Radiomala sussurra che mai il clan Mazzarella ha perso credito nella “camorra che conta”, nonostante gli agguati e le numerose inchieste della Antimafia che in più occasioni, negli anni, hanno duramente colpito la cosca. Inoltre, a stabilire un legame tra San Giovanni a Teduccio e Forcella, tra i Mazzarella e i Giuliano, ci fu anche un matrimonio. Michele Mazzarella, figlio del boss Vincenzo, sposò Marianna Giuliano, erede femmina di Loigino (il “re” oggi pentito). Quel matrimonio sancì anche un rapporto d’affari tra le cosche e una sorta di alleanza criminale. Da allora però la storia è cambiata, gli equilibri –sempre precari – della camorra mutano e si trasformano continuamente, sull’onda d’urto delle inchieste della magistratura o delle faide violente. I Mazzarella, nella loro storia, furono protagonisti di un’aspra guerra con i clan di Secondigliano che raggiunse l’apice nel 1998, anno dell’uccisione del patriarca di San Giovanni a Teduccio, Francesco Mazzarella, assassinato davanti al carcere di Poggioreale dove attendeva la scarcerazione di un figlio. Nati come gruppo malavitoso dedito al contrabbando di sigarette, i Mazzarella cominciarono ad imporsi sulla scena criminale a partire dagli anni ’50 quando dopo il boom di sviluppo la periferia est sprofondò nel degrado e i Mazzarella organizzarono tutte le “paranze” da Santa Lucia a Posillipo da Bagnoli a Pozzuoli. Cominciarono i fratelli Zaza, zii dei Mazzarella. Michele detto “’o pazzo” divenne contrabbandiere a livello internazionale: comprò navi e depositi sui porti dove era possibile smerciare sigarette per l’assenza dei monopoli. Il fratello Antonio curava i suoi interessi nel Napoletano. Tra San Giovanni e Napoli cominciarono così a farsi spazio i Mazzarella. Le prime flotte di scafisti erano del clan di Michele Zaza. Con il passare degli anni la gestione dell’impero passò ai nipoti di Zaza, i Mazzarella, abili, coraggiosi, uomini di rispetto. Era la prima generazione del contrabbando di sigarette, quella del dopoguerra. Ora siamo alla “terza generazione” e le cose sono cambiate. Il clan si adeguò ai tempi e dal contrabbando passò ad occuparsi dei traffici di droga, quindi delle estorsioni, altro ‘classico’ della camorra. Crebbero gli interessi e lo spessore criminale e le famiglie di San Giovanni a Teduccio e Barra, che per anni avevano vissuto fianco a fianco, a terra e sul mare, le emozioni e le paure per sbarcare sempre più “bionde” cominciarono a litigare. Nacquero gli scontri, i conflitti di interessi. Scissioni e fratture partirono nuovi clan che si fecero largo nella periferia est di Napoli. E con l’espandersi delle mire criminali i conflitti si estesero anche ai clan di altre zone cittadine. I clan della camorra furono in lotta, fra di loro e contro lo Stato. Sono passati anni, lo scacchiere della camorra nel frattempo ha cambiato assetto più di una volta, i boss hanno cambiato volto, ma quelli di San Giovanni a Teduccio hanno sempre lo stesso nome, Mazzarella.

GENNARO
MAZZARELLA.

E’ il maggiore dei fratelli Mazzarella, figli di Francesco patriarca di una famiglia da anni al ‘potere’ nella zona orientale della città che cominciò ad imporsi sulla scena criminale con il contrabbando di sigarette. Gennaro Mazzarella controllava la zona Mercato, lì aveva il suo quartier generale secondo la divisione delle zone fatta con i fratelli boss. Fu scarcerato nel 2001, beneficiando di uno sconto di pena di alcuni mesi su una condanna per una serie di rapine. In carcere c’era finito nell’agosto del 1998, fu stanato a Madrid in un lussuoso residence, estradato in Italia in tempi da record. All’epoca la procura di Venezia aveva emesso nei suoi confronti un ordine di carcerazione: Gennaro Mazzarella doveva scontare una condanna a cinque anni di carcere, era ritenuto il cervello di una gang di rapinatori che agiva in Laguna con componenti meridionali e settentrionali. Ora è di nuovo in carcere, per una truffa contro i titolari di una pescheria, e per questo in attesa della sentenza.

VINCENZO
MAZZARELLA.

E’ soprannominato ‘o pazzo, considerato dagli inquirenti il boss più carismatico della famiglia (il suo feudo è al rione Luzzatti), condannato per associazione camorristica e indagato anche nell’inchiesta sull’uccisione della giovane Annalisa Durante. Vincenzo Mazzarella è attualmente detenuto in regime di 41bis. Vincenzo ’o pazzo fu scarcerato circa tre anni fa, dopo una lunga detenzione nel carcere di Opera e al termine di un complesso iter processuale. Per quell’inchiesta conclusasi con una sentenza di “non luogo a procedere”, Mazzarella fu poi riarrestato nel febbraio 2005, dopo circa tre mesi di latitanza, gli agenti lo scovarono in un’abitazione di San Sebastiano al Vesuvio. Di nuovo in cella e poco dopo di nuovo in libertà, grazie ad una brillante strategia difensiva. Fino alla cattura definitiva in un albergo vicino a Eurodisney, a Parigi.

CIRO
MAZZARELLA.

A lui il folklore di camorra ha affibbiato il soprannome di ‘o scellone. Ciro Mazzarella fu arrestato a giugno 2003 sulla costa spagnola, a Torre Molinos. Ora è libero, dopo una detenzione in regime di 41bis e l’assoluzione per reati di associazione camorristica e associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di sigarette. Informative delle forze dell’ordine e inchieste della procura, lo indicano come il boss dei boss, il “nuovo re del contrabbando” proprio come fu lo zio Michele Zaza. Non avrebbe mai abbandonato questo scettro, nemmeno durante la sua latitanza: dall’ultima inchiesta della Dda risulta che Ciro ‘o scellone, fuggito dall´Italia per eludere una condanna a cinque anni e mezzo di carcere, fin dall’estate del 2000 avrebbe gestito un consistente contrabbando di sigarette con l’Albania e tentato di entrare nell’affare legato ad appalti per opere pubbliche grazie ad accordi con “vertici istituzionali”.

LUCIANO
MAZZARELLA.

Figlio di Ciro, è accusato di essere ai vertici del “nuovo” clan Mazzarella, influente soprattutto nel quartiere di Santa Lucia e per queste accuse è stato condannato. Luciano Mazzarella si è sempre professato innocente, tre anni fa, in preda ad un attimo di debolezza e sconforto, tentò il suicidio dandosi fuoco nell’infermeria del carcere e fu salvato grazie al tempestivo intervento delle guardie penitenziarie. Ma per gli inquirenti, invece, il giovane Mazzarella avrebbe gestito il racket delle estorsioni a pizzerie, ristoranti e negozi di alimentari del centro cittadino imponendo loro l’acquisto di latticini prodotti da una società - la Talm con sede al Pallonetto Santa Lucia - di cui proprio Luciano Mazzarella risultava titolare.


BOX1

Enciclopedia della Camorra

E’ in edicola il secondo numero dell’enciclopedia della camorra, opera in 25 volumi diretta dal giornalista Giovanni Lucianelli e curata dai cronisti Simone Di Meo e Vittorio Falco. Il protagonista della nuova uscita è Luigi Giuliano, l’ex padrino di Forcella passato a collaborare con la giustizia e autore di sconvolgenti rivelazioni circa le connivenze tra Stato e camorra.
Per informazioni: icattivi@gmail.com


ANTIMAFIADuemila N°55-54

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