venerdì 11 giugno 2010

Al Napoli Festival protagonista una ballerina disabile

Sembra la ''Bolormaa'' di Giovanni Lindo Ferretti, la ballerina contorsionista che il cantautore emiliano conobbe durante un viaggio in Mongolia e che
trasformo', con una celebre canzone, in metafora di vita. Sembra un ''concetto che si e' fatto carne, nervi, viscere e legamenti'' Claire Cunningham, la coreografa scozzese costretta a vivere con tutori ortopedici a causa di una disabilita' congenita, e che per il 'Napoli teatro festival Italia' ha portato in scena, all'ex birreria di Miano, 'Mobile\Evolution'.
La ballerina entra su una scena spoglia sorreggendo il suo corpo minuto con tre stampelle. Il gioco di luci studiato da Grahame Gardner fa il resto e dalla tribuna la Cunningham appare quasi come un ragno. Sul palco c'e' un tappeto di stampelle di diverso genere che la ballerina passa in rassegna spiegando al pubblico la difficolta' di vivere una vita intera aggrappati a uno strumento ortopedico.
Poi comincia la danza, sulle note di Matthias Herrmann, e quegli stessi strumenti, cosi' freddi e privi di grazia, vengono accarezzati da un sottile velo di poesia. Intrecciati tra loro diventano prima un copricapo, poi un'istallazione artistica e poi ancora un trapezio al quale la Cunningham si aggrappa per volteggiare a mezz'aria. ''Fluida, contorta, molle,
resistente'', quel ragnetto inizialmente un po' goffo sembra quasi volare. Nel cambio di scena indossa un toutou nero e per la seconda parte dello spettacolo diventa una bambola. Sempre con le sue stampelle e i suoi tutori ortopedici danza prima sulle note di Bach e poi su ''I'm singing in the rain'' nella versione di Gene Kelly.
La Cunningham ha trasformato il suo corpo in un concetto che lo spettatore osserva quasi con timore. In poco meno di un'ora di danza sussurra che la felicita' e' ''preziosa, senza limite e va e viene''. Ma lo fa con delicatezza, senza mai scadere nella retorica o nell'autocommiserazione, semplicemente mostrando per quello che e' la sua disabilita' e dimostrando che l'arte puo' cancellarla completamente. ''Non voglio volare - dice durante la performance - voglio solo arrampicarmi''.
A fine spettacolo standing ovation del pubblico e dieci meritatissimi minuti di applausi. La Cunningham ringrazia a modo suo: un timido sorriso, un saltino dalle sue stampelle e poi scappa via.

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