giovedì 19 giugno 2008

Una vita da cattivi: Francesco Schiavone

Esce il volume di "Vita da cattivi" su Francesco "Sandokan" Schiavone.
Tra i vari organi di stampa, la notizia è stata riportata anche da Casertasette.

UNA VITA DA CATTIVI:
FRANCESCO SCHIAVONE

Con intervista all’avvocato Michele Santonastaso.-

Elaborazione e commenti a cura di Ferdinando Terlizzi




Per la Collana “Vita da Cattivi“, diretta da Giovanni Lucianelli, ( a cura di Simone Di Meo e Vittorio Falco ), è uscito il primo numero dell’opera, dedicato a Francesco Schiavone: Sandokan.
Mentre prosegue quella dedicata ai camorristi napoletani: finora sono usciti i numeri dedicati a Eduardo Contini ( il boss in smoking, con prefazione di Sergio De Gregorio ) e quello a Luigi Giuliano ( il re di Forcella, con prefazione dell’on. Michele Florino, componente dell’Antimafia).
I volumetti tascabili – in bella veste tipografica – sono editi dalla ForumItalia Edizioni di Napoli e sono pubblicati quali supplementi della rivista omonima diretta da Emilia Velardi Colasanti il cui vice direttore è Simone Di Meo ( giornalista e autore, tra l’altro, di un interessante volume: “L’Impero della Camorra” – Vita violenta del boss Paolo di Lauro, padrino di Secondigliano”. Per i tipi della Nuova Narrativa Newton.
Il piano dell’opera dei boss napoletani prevede volumi dedicati a:
1. Giuseppe Misso, il padrino scrittore;
2. Raffaele Cutolo, il creatore della NCO;
3. Vincenzo Mazzarella, il generale dell’est;
4. Ciro Mariano, il sovrano dei Quartieri spagnoli;
5. Pietro Lago, l’impero del calcestruzzo;
6. Carmine Alfieri, il capo della cupola;
7. Vincenzo Licciardi, il secondiglianese;
8. Angelo Nuvoletta, il mafioso della sampania;
9. Mario Fabbrocino, il boss dei due mondi;
10. Ciro Sarno, il sindaco di Ponticelli;
11. Valentino Gionta, gli affari dell’area Sud;
12. Francesco Mallardo, il mago delle evasioni;
13. Francesco Schiavone, l’esercito di Sandokan.

Per le guerre di camorra e i segreti delle cosche
14. Sconsigliano
15. Portici.Ercolano
16. Sanità
17. Ponticelli
18. Forcella
19. San Giovanni a Teduccio
20. I tesori dei boss
21. Il vocabolario dei camorristi
22. La camorra Spa
23. I misteri dei clan

Mentre per quanto attiene invece alla collana dedicata ai boss casertani i volumi annunciati sono oltre a quello di Francesco Schiavone – Sandokan
1. Antonio Bardellino
2. Francesco Bidognetti
3. Augusto La Torre
4. Michele Zagaria
5. Antonio Jovine
6. L’offensiva dello stato
7. L’omicidio di Don Peppino Diana
8. Il processo Spartacus e primi pentimenti
9. L’Impero dei Casalesi
10. L’affare rifiuti Spa
11. Gli eredi dei Casalesi



IL BOSS COL MITO DI NAPOLEONE
Cinque anni vissuti nell'ombra, senza mai lasciare la sua terra. Lontano dai riflettori della cronaca, vicino, vicinissimo, agli affiliati e alla sua famiglia. Poi, l’arresto del capo dei capi della camorra casertana e la rivalsa dello Stato sullo strapotere della camorra che a Casal di Principe, Caserta e San Cipriano d'Aversa ha i volti e i nomi degli esponenti del clan dei Casalesi. La cattura di Francesco Schiavone, 54 anni capo indiscusso dell’organizzazione criminale nata alla fine degli anni Ottanta sulla scia della disfatta del gruppo di Antonio Bardellino segnò l'inizio della controffensiva dell'Antimafia in Terra di Lavoro. Innamorato del mito di Napoleone, Francesco Schiavone viene definito dagli inquirenti “una mente criminale di primissimo livello”, capace di intessere rapporti di affari con la politica e con gli imprenditori, di gestire flussi economici di portata milionaria e di imporre il suo potere di capoclan feroce astuto su un territorio tanto vasto quanto ambito dai sodalizi più forti della camorra campana, godendo dell’appoggio di esponenti della vita politica locale. Il primo arresto di Sandokan risale al 1972, quando Schiavone aveva appena 18 anni. Fu fermato per detenzione abusiva di armi, ma già si sospettavano legami con la criminalità organizzata. Come il padrino mafioso Totò Riina, anche Schiavone iniziò da giovanissimo ad inseguire il sogno di diventare un uomo d'onore. Disposti a tutto, pur di arrivare a brillare nel firmamento dei boss. Privi di scrupoli, senza porre alcun limite nella ricerca del denaro e del potere. E come Riina, Schiavone non si separò mai dalla sua famiglia: concepì due dei suoi sette figli durante la latitanza, sfidando a viso aperto lo Stato. L'ultima. figlia nacque nel marzo del 1997 nella clinica Ruesch di Napoli. ( N.d.R. Un figlio si è sposato proprio l’altro giorno in concomitanza con il funerale di Michele Orsi). Ma non furono questi gli unici punti di contatto tra il boss dei Casalesi e il padrino di Cosa nostra. Schiavone e Riina condivisero la cella nel carcere dell’Asinara. Con loro anche Augusto La Torre (poi passato a collaborare con la giustizia) e Luigi Venosa entrambi ritenuti capi dei clan che da loro prendono nome e che, negli anni Novanta, si opporranno proprio ai casalesi.
27 marzo 2008
Processo Spartacus in appello
"Gestione poco chiara dei pentiti"
Minaccia in aula, parla l'avvocato
Michele Santonastaso ( di Giorgio Amadori )


Nell'aula bunker del carcere di Poggioreale a Napoli giovedì 13 marzo è scoppiato un putiferio. L'avvocato Michele Santonastaso. difensore dei boss della camorra Francesco Bidognetti e Antonio lovine, ha letto ai giudici, tutto d'un fiato, 60 pagine con cui chiedeva di trasferire, per legittimo sospetto, il processo Spartacus contro il clan dei Casalesi. Il legale ha snocciolato intercettazioni e documenti, sconosciuti ai più, per dimostrare come i pentiti concordassero tra loro le proprie testimonianze. Non basta. Nelle trascrizioni d quattro telefonate, un collaboratore di giustizia, Carmine Schiavone. come riportato da Panorama, riferiva di pressioni “per accusare Berlusconi”. Ma tutto questo è passato in secondo piano. Il motivo? L'avvocato Santonastaso ha commesso una ingenuità e ha firmato le sue accuse a giornalisti (tra cui Roberto Saviano. autore del saggio Gomorra ) e magistrati (in particolare il pubblico ministero Raffaele Cantone) per nome e per conto dei due boss che difendeva. E le carte segrete del difensore sono immediatamente diventate per media e inquirenti un attacco della camorra alle istituzioni. Risultato: una cronista citata nell'atto e finita sotto scorta e la procura ha affidato a un gruppo di magistrati l'incarico di ricostruire i fatti e verificare l'entità delle presunte minacce. Stigmatizzate persino dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

D) Avvocato Santonastaso, un bel pasticcio?

R) E’ proprio così. Anche perché su 60 pagine, dalla stampa sono state sottolineate solo poche espressioni come “giornalista prezzolata” o «magistrato alla ricerca di pubblicità». Forse oggi non le userei più.

D) II problema è che quelle parole sono finite in bocca
a due boss della camorra.

R) La richiesta di rimessione la potevo fare solo per conto dei miei assistiti.

D) Ma poteva evitare di indicare i nomi dei giornalisti.
Adesso dovranno vivere sotto protezione.

R) Nell’istanza che è un atto giudiziario e non un bando ho citato tre articoli che lanciavano sospetti di collusione con la camorra su giudici e avvocati. Anche i cronisti dovrebbero misurare le parole.

D) E’ vero che ha lasciato la difesa dei suoi clienti a
causa delle polemiche?

R) La mia decisione nasce da una riflessione: le carte che ho depositato dimostrano che i collaboratori di giustizia subiscono pressioni e sollecitazioni e che quindi e impossibile una difesa serena.

D) Vuole scatenare altre polemiche?

R) No, ma mi lasci spiegare. I documenti provano che
numerosi pentiti, durante i processi, a cavallo delle udienze, erano in contatto tra loro, concordavano dichiarazioni accusatorie, riferivano di presunti accordi presi tra giudici e pm. E che fa la procura? Sembra che indaghi sulla mia istanza.

D) Ammetterà che il tono era sbagliato...

R) Probabilmente sì. Solo che a scrivere ero io e non i miei clienti. I Casalesi non hanno minacciato nessuno, non avrebbero potuto farlo tramite me. Non conoscevano neppure una parola della mia richiesta. L'ho terminata mercoledì notte, chiuso nel mio studio, e poi giovedì, l’ho letta in aula. Purtroppo le polemiche hanno oscurato la sostanza del mio lavoro. E ora sugli episodi che ho denunciato, compresa la vicenda che riguarda Berlusconi, c’è il rischio che non indachi più nessuno”.

( Nota di Ferdinando Terlizzi )

Nelle 60 cartelle lette dall’avvocato Santonastaso in aula per chiedere la legittima suspicione del processo d’appello – detto Spartacus – in favore dei suoi assistiti Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, c'è chi ritene che non vi è una sola parola o un solo rigo di minacce nè contro i giornalisti né contro un preciso pubblico ministero.
Chi si faccia a leggere – ben collegando il cervello con la bocca – riporterà chiara l’impressione che vi è stata una interpretazione (affrettata, errata o voluta ) da parte di molti. La chiave di lettura di tutta l’istanza è raccolta nell’accusa dei due imputati nei confronti di chi ha manovrato i pentiti a proprio piacimento. Ma questo nessuno lo ha riportato o scritto… Per quanto riguarda l’ipotesi formulata dall’avvocato Santonastaso – che starebbero indagando contro di lui e non contro i sospettati di abusi vari – dobbiamo assolutamente dargli ragione e in proposito ci viene in mente il comportamento di un piemme della procura sammaritana degli anni Ottanta, il quale si scriveva lettere anonime e indagava a suo piacimento. Non solo – ma – appena riceveva una querela per diffamazione – specialmente contro un giornalista dell'epoca – iniziava immediatamente una indagine contro il querelante. Niente di nuovo sotto il sole caro avvocato Santonastaso…

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