giovedì 6 marzo 2008

Ascesa e caduta di un boss, Simone Di Meo racconta la vita di Paolo Di Lauro

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Aniello, scendi, c’ho quella roba per te”. Tutto inizia così, con uno squillo al citofono e una sventagliata di mitra esplosa dietro l’astuzia di una partita di gioeilli da piazzare. Aniello La Monica ha poco più di quarant’anni quando viene ammazzato all’uscita di casa. E’ il boss di Secondigliano, fa parte della “Nuova Famiglia”, il cartello che si oppone all’esercito di Raffaele Cutolo. Ma non è il ‘professore’ di Ottaviano. a volerlo al camposanto. La Monica è la prima vittima di un nuovo e spietato gruppo criminale che di lì a poco sarebbe salito ai vertici della camorra: il clan di Paolo di Lauro. La Monica era rimasto vittima di quelli che considerava i suoi figli, perché anche un camorrista si deve fidare di qualcuno. Ma si era fidato delle persone sbagliate. A raccontare le vicende e gli intrighi del clan di via Cupa dell’Arco, a Secondigliano, è il libro “L’impero della camorra. Vita violenta del boss Paolo Di Lauro”, di cui è autore il giornalista Simone Di Meo. Edito da Newton Compton, il volume è stato presentato ieri alla libreria “Fnac” nel corso di un incontro col pubblico, coordinato dal giornalista Giovanni Lucianelli e al quale hanno preso parte anche l’ex pm, Luigi Bobbio, e il suo collega Giovanni Corona. Per l’autore è fondata la denuncia della Commissione Antimafia sull’invasività della camorra nei sistemi economici della nostra regione…

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