Su Il Giornale di oggi c'è un articolo su "Le buone notizie da Napoli".
Ecco il link.
«C’è una Napoli che cerca di emergere, nell’indifferenza generale. La vera Napoli, fatta di storie di ordinaria amministrazione quotidiana, di buone notizie che magari non trovano spazio sugli organi di stampa ma che dimostrano il grande cuore e le grandi capacità dei napoletani, dando vita a un’immagine di speranza su cui, colpevolmente, poco si insiste, a causa della convinzione - errata - che il processo di degenerazione della città sia ormai irreversibile». Lo ha affermato Giovanni Lucianelli, autore del libro Buone notizie da Napoli (ForumItalia Edizioni, 10 euro), in vendita nelle librerie e nelle edicole.
Il testo (con la prefazione dello scrittore napoletano Simone Di Meo) è diviso in sei sezioni: sanità, ambiente, solidarietà, tecnologia, cultura&lavoro ed economia. Ciascuna di esse riporta episodi accaduti a Napoli, o che hanno come protagonisti i suoi cittadini, che offrono un'immagine del capoluogo campano diversa da quella ormai classica, purtroppo, vincolata alla camorra e alle sue feroci dimostrazioni di violenza. Il libro di Lucianelli mette in evidenza i lati positivi che emergono in più settori, segno di una diversificazione delle capacità che operano in questa città, in particolare e nella regione, in generale.
mercoledì 23 dicembre 2009
martedì 22 dicembre 2009
Buone notizie a Uno Mattina
Il servizio di Massimo Proietto e Raffaella Maresti per Uno Mattina Weekend sul libro "Buone notizie da Napoli".
Con Luigi Villani di Prisma, Francesco Emilio Borrelli dell'Associazione "Watchdog", Olimpia Irollo del Pronto Soccorso Animali di peluche e Cesare Falchero, presidente dello zoo di Napoli.
lunedì 7 dicembre 2009
"Buone notizie da Napoli", il servizio di Napoli Tivù
Nel video di YouTube, il servizio di Claudio Dominech di Napoli Tivù sulla presentazione del libro "Buone notizie da Napoli".
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sabato 5 dicembre 2009
Buone notizie da Napoli, le racconta in un libro Giovanni Lucianelli
Nel video di YouTube, il servizio dei colleghi di Videocomunicazioni in occasione della presentazione del libro "Buone notizie da Napoli". Potete trovarlo anche a questo link.
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Presentato il libro "Buone notizie da Napoli"
“C’è una Napoli che cerca di emergere, nell’indifferenza generale. E’ la vera Napoli, fatta di storie di ordinaria amministrazione quotidiana, di buone notizie che magari non trovano spazio sugli organi di stampa ma che dimostrano il grande cuore e le grandi capacità dei napoletani, dando vita a un’immagine di speranza su cui, colpevolmente, poco si insiste, a causa della convinzione – errata – che il processo di degenerazione della città sia ormai irreversibile”. Lo ha affermato Giovanni Lucianelli, autore del libro “Buone notizie da Napoli” (ForumItalia Edizioni, 10 euro), in vendita nelle librerie e nelle edicole, nel corso della presentazione che si è tenuta questa mattina nella sala delle conferenze del Gran Caffè Gambrinus di Napoli.
Il testo (con la prefazione dello scrittore napoletano Simone Di Meo) è diviso in sei sezioni: sanità, ambiente, solidarietà, tecnologia, cultura&lavoro ed economia. Ciascuna di esse riporta episodi accaduti a Napoli, o che hanno come protagonisti i suoi cittadini, che offrono un’immagine del capoluogo campano diversa da quella ormai classica, purtroppo, vincolata alla camorra e alle sue feroci dimostrazioni di violenza.
“Mi piace sottolineare come il libro di Lucianelli metta in evidenza i lati positivi che emergono in più settori, segno di una diversificazione delle capacità che operano in questa città, in particolare e nella regione, in generale”, ha affermato Nicola Oddati, assessore alla Cultura del Comune di Napoli. “Penso soprattutto all’ambito culturale, che nella pubblicazione ha uno specifico capitolo, anche in vista dell’obiettivo del Forum del 2013 che potrà dare grande risalto alla nostra città”.
“L’auspicio è quello di una nuova edizione del libro legata alle buone notizie del 2010”, ha affermato, dal canto suo, Rino Nasti, assessore all’Ambiente del Comune di Napoli. “Come uomo delle istituzioni, mi sono scontrato spesso con pessime notizie, ma iniziative di questo tipo aiutano a portare alla luce anche i tanti eventi positivi che spesso non ricevono il giusto risalto”.
Il consigliere comunale Raffaele Ambrosino ha concentrato l’attenzione sul ruolo di esempio che può rivestire la politica: “Nel prossimo biennio il Comune assumerà oltre 500 giovani. Ho scritto personalmente al sindaco Iervolino Russo chiedendole la maggiore trasparenza possibile. Infatti, a gestire il tutto sarà una struttura interministeriale”.
Alla conferenza stampa hanno partecipato numerosi esponenti del mondo della stampa napoletana. “Bisogna ringraziare l’autore per aver avuto il coraggio di pubblicare un libro che va controcorrente, dando il giusto risalto a notizie che solitamente finiscono nelle brevi”, ha detto Ottavio Lucarelli, numero uno dell’Ordine dei Giornalisti della Campania.
“E’ importante mettere l’accento sulle buone notizie”, ha aggiunto Enzo Colimoro, presidente dell’Assostampa Campania. “Noi dell’informazione dobbiamo essere i ‘cani da guardia’ del potere,
e la pubblicazione di episodi rilevanti e positivi deve essere uno sprone per compiere azioni degne di nota”.
“Questo libro può porsi come punto di riferimento nell’editoria nazionale, e dimostra che c’è una Napoli che cammina a folle velocità, diversa da quella dei soliti stereotipi”, ha aggiunto Domenico Falco, vicepresidente dei giornalisti campani.
“Napoli è piena di buone notizie”, ha ricordato l’ex assessore provinciale Francesco Borrelli. “Penso proprio al Gambrinus che oggi ci ospita e che ha contribuito al salvataggio di Treves. Solo dando esempi concreti possiamo far parlare la buona Napoli”.
“Ritengo che la cosa più bella di questo libro è che sia stato pubblicato proprio in questa città, che spesso viene ricordata solamente per la cronaca nera o i cattivi esempi”, ha aggiunto il cardiochirurgo Carlo Vosa, uno dei testimonial delle buone notizie da Napoli.
“Sono numerosi gli esempi in positivo che dimostrano che questa città può essere alla ribalta delle cronache nazionali non solo per eventi negativi”, ha concluso Alberto Patruno, presidente della II Municipalità. “E’ importante evitare che i giovani fuggano da Napoli”.
Il testo (con la prefazione dello scrittore napoletano Simone Di Meo) è diviso in sei sezioni: sanità, ambiente, solidarietà, tecnologia, cultura&lavoro ed economia. Ciascuna di esse riporta episodi accaduti a Napoli, o che hanno come protagonisti i suoi cittadini, che offrono un’immagine del capoluogo campano diversa da quella ormai classica, purtroppo, vincolata alla camorra e alle sue feroci dimostrazioni di violenza.
“Mi piace sottolineare come il libro di Lucianelli metta in evidenza i lati positivi che emergono in più settori, segno di una diversificazione delle capacità che operano in questa città, in particolare e nella regione, in generale”, ha affermato Nicola Oddati, assessore alla Cultura del Comune di Napoli. “Penso soprattutto all’ambito culturale, che nella pubblicazione ha uno specifico capitolo, anche in vista dell’obiettivo del Forum del 2013 che potrà dare grande risalto alla nostra città”.
“L’auspicio è quello di una nuova edizione del libro legata alle buone notizie del 2010”, ha affermato, dal canto suo, Rino Nasti, assessore all’Ambiente del Comune di Napoli. “Come uomo delle istituzioni, mi sono scontrato spesso con pessime notizie, ma iniziative di questo tipo aiutano a portare alla luce anche i tanti eventi positivi che spesso non ricevono il giusto risalto”.
Il consigliere comunale Raffaele Ambrosino ha concentrato l’attenzione sul ruolo di esempio che può rivestire la politica: “Nel prossimo biennio il Comune assumerà oltre 500 giovani. Ho scritto personalmente al sindaco Iervolino Russo chiedendole la maggiore trasparenza possibile. Infatti, a gestire il tutto sarà una struttura interministeriale”.
Alla conferenza stampa hanno partecipato numerosi esponenti del mondo della stampa napoletana. “Bisogna ringraziare l’autore per aver avuto il coraggio di pubblicare un libro che va controcorrente, dando il giusto risalto a notizie che solitamente finiscono nelle brevi”, ha detto Ottavio Lucarelli, numero uno dell’Ordine dei Giornalisti della Campania.
“E’ importante mettere l’accento sulle buone notizie”, ha aggiunto Enzo Colimoro, presidente dell’Assostampa Campania. “Noi dell’informazione dobbiamo essere i ‘cani da guardia’ del potere,
e la pubblicazione di episodi rilevanti e positivi deve essere uno sprone per compiere azioni degne di nota”.
“Questo libro può porsi come punto di riferimento nell’editoria nazionale, e dimostra che c’è una Napoli che cammina a folle velocità, diversa da quella dei soliti stereotipi”, ha aggiunto Domenico Falco, vicepresidente dei giornalisti campani.
“Napoli è piena di buone notizie”, ha ricordato l’ex assessore provinciale Francesco Borrelli. “Penso proprio al Gambrinus che oggi ci ospita e che ha contribuito al salvataggio di Treves. Solo dando esempi concreti possiamo far parlare la buona Napoli”.
“Ritengo che la cosa più bella di questo libro è che sia stato pubblicato proprio in questa città, che spesso viene ricordata solamente per la cronaca nera o i cattivi esempi”, ha aggiunto il cardiochirurgo Carlo Vosa, uno dei testimonial delle buone notizie da Napoli.
“Sono numerosi gli esempi in positivo che dimostrano che questa città può essere alla ribalta delle cronache nazionali non solo per eventi negativi”, ha concluso Alberto Patruno, presidente della II Municipalità. “E’ importante evitare che i giovani fuggano da Napoli”.
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sabato 28 novembre 2009
Venerdì 4 dicembre alle 11.30 al Gambrinus la conferenza stampa di presentazione del libro "Buone notizie da Napoli"
C’è una Napoli che non si arrende al cliché di sopraffazione, degrado e povertà che la accompagna nei commenti dell’opinione pubblica e nelle cronache giornalistiche. È la Napoli dell’eccellenza scientifica, dei piani di sviluppo economico, della difesa dell’ambiente e della solidarietà.
Piccole, grandi storie raccolte per la prima volta nel volume «Buone notizie da Napoli» (ForumItalia Edizioni, 10 euro), in vendita nelle librerie e nelle edicole, verrà presentato venerdì 4 dicembre 2009 alle 11,30 nella sala delle conferenze del Gran Caffè Gambrinus di Napoli.
Il testo, scritto dal giornalista professionista Giovanni Lucianelli (con la prefazione dello scrittore napoletano Simone Di Meo), è diviso in sei sezioni: sanità, ambiente, solidarietà, tecnologia, cultura&lavoro ed economia. Ciascuna di esse riporta episodi accaduti a Napoli, o che hanno come protagonisti i suoi cittadini, che offrono un’immagine del capoluogo campano diversa da quella ormai classica, purtroppo, vincolata alla camorra e alle sue feroci dimostrazioni di violenza. Un’immagine di speranza e di riscatto nel futuro su cui, colpevolmente, poco si investe, a causa della convinzione – errata – che il processo di degenerazione della città sia ormai irreversibile.
«La Napoli perbene che esiste e cerca di emergere, nell’indifferenza generale, può invertire questo meccanismo di autodistruzione – ha commentato l’autore, Giovanni Lucianelli – non c’è bisogno, come si crede, di chissà quali effetti speciali, ma di una progressiva rivoluzione culturale che riesca a valorizzare la parte sana della nostra realtà, che – per fortuna – è ancora abbondantemente preponderante su quella malata».
"Buone notizie da Napoli" in vendita su Ibs
Il libro "Buone notizie da Napoli" è acquistabile su Internet Bookshop al seguente indirizzo
http://www.ibs.it/code/9788890379710/lucianelli-giovanni/buone-notizie-napoli.html
http://www.ibs.it/code/9788890379710/lucianelli-giovanni/buone-notizie-napoli.html
Su "Cronache di Napoli" una pagina dedicata solo alle buone notizie
L'iniziativa "Buone notizie da Napoli" aveva riscontrato grande attenzione in tutta Italia. Frugando nel mio archivio ho trovato questo articolo pubblicato da "Autonomia e solidarietà", un portale piemontese.
Si chiama "regala una buona notizia" ed è l'iniziativa del quotidiano "Cronache di Napoli", che destinerà una pagina del proprio giornale alle segnalazioni dei cittadini su avvenimenti positivi che coinvolgano la città di Napoli e la provincia.
Il quotidiano cittadino, diretto da Giovanni Lucianelli, per stimolare i lettori a partecipare segnalando avvenimenti, ha indetto anche un concorso.
A valutare quale notizia meriterà di far vincere al protagonista, ogni mese, un telefono cellulare, sarà una giuria composta da personaggi della politica, della cultura, della musica e, perché no, del giornalismo. La buona notizia di ieri è stata quella di un ufficiale dell'esercito che ha ritrovato il portafoglio di un cittadino che aveva appena ritirato la pensione.
Il ruolo dell'informazione per "scuotere l'opinione pubblica" è stato evidenziato da Ermanno Corsi, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania. "E' giusto in questo momento storico dare 'Buone Notizie -ha detto- inoltre, in questo modo aumentano anche i lettori di giornali, ancora troppo pochi nella nostra città". Corsi ha ricordato anche che l'iniziativa ha due precedenti storici attuati dal Gr2 a livello nazionale e dall'arcivescovo di Napoli, cardinale Michele Giordano, che decise di assegnare un premio per le buone notizie che vide ultimo vincitore Enzo Biagi.
"Stiamo attraversando un momento difficilissimo -ha sottolineato Giovanni Lucianelli, direttore di Cronache di Napoli- con la guerra di camorra che imperversa e i mille, endemici, problemi che attanagliano Napoli. Il nostro quotidiano è diventato, in cinque anni, un osservatorio privilegiato sulla spesso tragica realtà partenopea. Ed è pertanto più forte e significativo il segnale di fiducia e di reattività che vogliamo lanciare, anche attraverso un piccolo regalo, un telefonino, che doneremo al protagonista della migliore buona notizia del mese. Abbiamo scelto proprio un cellulare -ha aggiutno Domenico Palmiero caporedattore del quotidiano- perché crediamo che rappresenti il mezzo ideale per comunicare buone notizie".
Alla giuria hanno già aderito Renato Profili (prefetto di Napoli), Rosa Russo Iervolino (sindaco di Napoli), Riccardo Di Palma (presidente della Provincia di Napoli), Gaetano Cola (presidente della Camera di Commercio di Napoli), Enzo Avitabile (musicista); Francesco Borrelli (assessore provinciale alla Protezione civile), Ermanno Corsi (presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania), Pasquale Ciriello (rettore dell'Istituto Universitario L'Orientale di Napoli), Gigi D'Alessio (musicista), Luciano De Crescenzo (scrittore e filosofo), Sergio De Gregorio (presidente dell'Associazione Internazionale "Italiani nel Mondo"), Tullio De Piscopo (musicista), Francesco De Simone (vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura militare, consigliere di amministrazione del Real Teatro di San Carlo e docente universitario), Domenico Falco (vicepresidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti), Gennaro Ferrara (rettore dell'Università Parthenope), Michele Florino (componente della commissione Antimafia), Grazia Francescato (co-portavoce dei Verdi Europei e vicepresidente di Bagnolifutura), Augusto Graziani (presidente di Sviluppo Italia Campania e decano della facoltà di Economia dell'Università La Sapienza di Roma), Biagio Izzo (attore), Amato Lamberti (sociologo e docente universitario), Massimo Marrelli (preside della Facoltà di Economia della "Federico II"), Vittorio Marsiglia (attore), Claudio Mattone (autore), Flavio Mucciante (vicedirettore del Giornale Radio Rai e Radiouno), Vincenzo Naso (preside della Facoltà di Ingegneria "Federico II"), Alfonso Pecoraro Scanio (presidente nazionale dei Verdi), Elena Perrella (presidente della Fondazione Mondragone), Massimo Rastrelli (fondatore e presidente del fondo antiusura San Giuseppe Moscati), Antonio Riboldi (vescovo emerito di Acerra), Aldo Loris Rossi (docente universitario di Architettura), Gianfranco Rotondi (presidente nazionale della Democrazia cristiana), Antonio Saccone (preside facoltà di Lettere Federico II), James Senese (musicista), Vincenzo Sorrentino (assessore alla Sanità del Comune di Lettere), Giulio Tarro (virologo, docente universitario), Guido Trombetti (rettore Università degli Studi Napoli "Federico II"), Lino Vairetti (musicista), Riccardo Ventre (europarlamentare e presidente della Provincia di Caserta), Carlo Vosa (ordinario di cardiochirurgia della Seconda Università di Napoli).
Fonti: Ansa e AdnKronos
Si chiama "regala una buona notizia" ed è l'iniziativa del quotidiano "Cronache di Napoli", che destinerà una pagina del proprio giornale alle segnalazioni dei cittadini su avvenimenti positivi che coinvolgano la città di Napoli e la provincia.
Il quotidiano cittadino, diretto da Giovanni Lucianelli, per stimolare i lettori a partecipare segnalando avvenimenti, ha indetto anche un concorso.
A valutare quale notizia meriterà di far vincere al protagonista, ogni mese, un telefono cellulare, sarà una giuria composta da personaggi della politica, della cultura, della musica e, perché no, del giornalismo. La buona notizia di ieri è stata quella di un ufficiale dell'esercito che ha ritrovato il portafoglio di un cittadino che aveva appena ritirato la pensione.
Il ruolo dell'informazione per "scuotere l'opinione pubblica" è stato evidenziato da Ermanno Corsi, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania. "E' giusto in questo momento storico dare 'Buone Notizie -ha detto- inoltre, in questo modo aumentano anche i lettori di giornali, ancora troppo pochi nella nostra città". Corsi ha ricordato anche che l'iniziativa ha due precedenti storici attuati dal Gr2 a livello nazionale e dall'arcivescovo di Napoli, cardinale Michele Giordano, che decise di assegnare un premio per le buone notizie che vide ultimo vincitore Enzo Biagi.
"Stiamo attraversando un momento difficilissimo -ha sottolineato Giovanni Lucianelli, direttore di Cronache di Napoli- con la guerra di camorra che imperversa e i mille, endemici, problemi che attanagliano Napoli. Il nostro quotidiano è diventato, in cinque anni, un osservatorio privilegiato sulla spesso tragica realtà partenopea. Ed è pertanto più forte e significativo il segnale di fiducia e di reattività che vogliamo lanciare, anche attraverso un piccolo regalo, un telefonino, che doneremo al protagonista della migliore buona notizia del mese. Abbiamo scelto proprio un cellulare -ha aggiutno Domenico Palmiero caporedattore del quotidiano- perché crediamo che rappresenti il mezzo ideale per comunicare buone notizie".
Alla giuria hanno già aderito Renato Profili (prefetto di Napoli), Rosa Russo Iervolino (sindaco di Napoli), Riccardo Di Palma (presidente della Provincia di Napoli), Gaetano Cola (presidente della Camera di Commercio di Napoli), Enzo Avitabile (musicista); Francesco Borrelli (assessore provinciale alla Protezione civile), Ermanno Corsi (presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania), Pasquale Ciriello (rettore dell'Istituto Universitario L'Orientale di Napoli), Gigi D'Alessio (musicista), Luciano De Crescenzo (scrittore e filosofo), Sergio De Gregorio (presidente dell'Associazione Internazionale "Italiani nel Mondo"), Tullio De Piscopo (musicista), Francesco De Simone (vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura militare, consigliere di amministrazione del Real Teatro di San Carlo e docente universitario), Domenico Falco (vicepresidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti), Gennaro Ferrara (rettore dell'Università Parthenope), Michele Florino (componente della commissione Antimafia), Grazia Francescato (co-portavoce dei Verdi Europei e vicepresidente di Bagnolifutura), Augusto Graziani (presidente di Sviluppo Italia Campania e decano della facoltà di Economia dell'Università La Sapienza di Roma), Biagio Izzo (attore), Amato Lamberti (sociologo e docente universitario), Massimo Marrelli (preside della Facoltà di Economia della "Federico II"), Vittorio Marsiglia (attore), Claudio Mattone (autore), Flavio Mucciante (vicedirettore del Giornale Radio Rai e Radiouno), Vincenzo Naso (preside della Facoltà di Ingegneria "Federico II"), Alfonso Pecoraro Scanio (presidente nazionale dei Verdi), Elena Perrella (presidente della Fondazione Mondragone), Massimo Rastrelli (fondatore e presidente del fondo antiusura San Giuseppe Moscati), Antonio Riboldi (vescovo emerito di Acerra), Aldo Loris Rossi (docente universitario di Architettura), Gianfranco Rotondi (presidente nazionale della Democrazia cristiana), Antonio Saccone (preside facoltà di Lettere Federico II), James Senese (musicista), Vincenzo Sorrentino (assessore alla Sanità del Comune di Lettere), Giulio Tarro (virologo, docente universitario), Guido Trombetti (rettore Università degli Studi Napoli "Federico II"), Lino Vairetti (musicista), Riccardo Ventre (europarlamentare e presidente della Provincia di Caserta), Carlo Vosa (ordinario di cardiochirurgia della Seconda Università di Napoli).
Fonti: Ansa e AdnKronos
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lunedì 5 ottobre 2009
Droghe, i pro e i contro
Sempre frugando nel mio archivio, ho trovato una vecchia - vecchissima! - intervista ad Alfonso Pecoraro Scanio, allora deputato dei Verdi, avente come oggetto le droghe leggere. L'intervista fu pubblicata sul quotidiano "Il Tempo", il 28 agosto 1995 e, tra le altre cose, è reperibile a questo link, dove potrete leggere anche altre interviste sull'argomento.
Intervista de "Il Tempo" a Alfonso Pecoraro Scanio, deputato dei Verdi, dopo l'iniziativa di disobbedienza civile di Marco Pannella riguardo le leggi sulle droghe leggere.
PECORARO: "NEI PAESI EUROPEI E' CALATO IL NUMERO DEI DROGATI"
Il Tempo, 28 agosto 1995
di Giovanni Lucianelli
Fumare hashish e marijuana liberamente per strada. Lo chiede Marco Pannella e non è certamente isolato. Alfonso Pecoraro Scanio, deputato dei Verdi è stato il primo parlamentare a firmare per il referendum che punta a legalizzare le droghe leggere.
D. L'antiproibizionismo ha un futuro in Italia?
"Io credo proprio di sì. A parte le manifestazioni di piazza di Marco Pannella che, va sottolineato, hanno riscosso un gran successo tra la folla, comincia a emergere un forte movimento dibase per la legalizzazione delle droghe leggere".
D. Saranno pur leggere, ma l'hashish fa male...
"Molto meno di quanto si pensi, nonostante la strumentalizzazione che qualcuno fa. Ma il punto centrale è un altro. Noi viviamo in un mondo nel quale l'hashish e la marijuana fanno aprte delle abitudini di migliaia di persone, e non sono certamente soltanto
giovani. Dunque è inutile nascondersi dietro un dito. Bisogna trovare una soluzione. D'altro canto, va sottolineato che quello della legalizzazione è un sistema molto efficace per combattere la criminalità organizzata. Se lo Stato prendesse in "gestione" il mercato delle droghe leggere riuscirebbe ad infliggere un danno economico non indifferente alle famiglie camorristiche e mafiose che oggi fanno grossi guadagni, nonostante gli enormi sforzi delle forze dell'ordine che combattono il fenomeno".
D. Anche in altri paesi europei si comincia ad affrontare il problema...
"Certamente. L'antesignana è stata certamente l'Olanda, dove i risultati sono arrivati subito. Il numero dei tossicodipendenti è drasticamente diminuito. Ma sono in atto iniziative del genere anche in altri paesi. Ad esempio in Spagna e in Svizzera".
mercoledì 30 settembre 2009
Napoli guarda a Bagnoli
Il numero in edicola di "Panorama Economy" propone un'inchiesta intitolata "Il nuovo ballo del mattone". Si parla, come potete immaginare, di immobiliare, con suggerimenti per gli investimenti in 10 città di Italia.
Ecco il mio pezzo su Napoli.
I programmi di riqualificazione e valorizzazione del territorio potranno offrire nuove opportunità di investimento nel «mattone». Ne è convinto Fabrizio Orlanti, agente immobiliare con vent'anni di esperienza nel settore e titolare della Remai professional group. «I prezzi in città hanno tenuto» spiega «anche se con un calo medio del 10%. Sul fronte delle compravendite, invece, abbiamo registrato perdite nell'ordine del 35%».
Le proposte di investimento di Orlandi oscillano tra certezze consolidate e pro-babili. «Senza tener conto degli eccessi» ragiona «a Napoli la casa è il bene rifu-gio per eccellenza. Per questo, è ancora possibile fare qualche buon affare. Al Vomero e nelle zone di Chiaia e Posillipo, i quartieri residenziali più chic della città, per esempio, i prezzi per un bi-trivani variano, rispettivamente, dai 4 ai 7 mila euro al metro quadrato e dagli 8 agli 11 mila curo al metro quadrato».
Un investimento del genere prevede una rendita di circa il 5% lordo, a cui si deve aggiungere una rivalutazione quinquennale del bene di almeno il 15%. Se, invece, non c'è l'urgenza del ritorno sull'investimento, sottolinea Orlanti, il quartiere di Bagnoli può offrire interessanti prospettive: «Nell'area che fu dell'ex Italsider vanno avanti i piani di bonifica e, nel giro di dieci anni, un immobile acquistato oggi tra 3 e 3.500 curo al mq potrebbe rivalutarsi del 30-35%, con una rendita fino al 4% lordo». Analogo discorso per il centro storico e per la zona dei Decumani, dove l'andamento del mercato è però vincolato alla presenza di ascensore e parcheggio auto. «Sono aree di grande potenzialità» continua Orlandi «sulle quali bisognerebbe investire con piani di restyling, perché non possiamo certo immaginare che esistano ancora oggi quartieri dormitorio».
«In questa fase di recessione le banche sono più caute nella concessione dei mutui. Allo stato attuale viene erogato al massimo il 70% del valore dell'immobile, rispetto alla copertura completa di qual¬che anno fa» aggiunge. «Questa situazione porta a comprimere la fascia intermedia del mercato, a vantaggio degli immobili di fascia bassa e di quelli di pregio, che paradossalmente vivacizzano il comparto». Il consiglio più importante è solo uno: «La fretta è una cattiva consigliera. Se non c'è necessità immediata, bisogna attendere e cogliere al volo le opportunità».
domenica 6 settembre 2009
Quando Billy Cobham invitò De Piscopo...
link
NAPOLI - Billy Cobham, il leggendario batterista panamense, ha invitato Tullio De Piscopo, il re dei percussionisti italiani, a suonare con lui negli States. Un invito partito nel corso del filo diretto con i lettori di Cronache di Napoli, il quotidiano diretto da Giovanni Lucianelli.
Cobham,che questa sera si esibirà a Villa Bruno, a San Giorgio a Cremano, nel corso del Nicklarocca Festival, ha risposto alle telefonate dei fan che hanno mandato letteralmente in tilt il centralino della redazione. Immortalato dai flash dei fotografi e dalle telecamere di numerose emittenti campane, il batterista ha duettato a distanza con Tullio De Piscopo, invitandolo per un concerto negli Stati Uniti, e con Ciro Caravano dei Neri per Caso, la band campana rivelazione degli ultimi anni.
Tullio - ha detto Cobham - è un grande amico e un musicista eccezionale,suonare insieme, cosa che abbiamo già fatto tanti anni fa nel corso della trasmissione Fantastico, provoca sensazioni incredibili. Sono lusingato - ha risposto De Piscopo - Billy è uno dei più grandi di questo pianeta, uno di quei musicisti che ha reso arte la batteria. Sono sicuro che insieme ne faremo delle belle. Ciro Caravano, dei Neri per Caso, che si esibiranno al Nicklarocca Festival domani sera, ha risposto alle telefonate degli emozionati lettori di Cronache e ha incontrato in redazione i fan accorsi con album e penne per strappare un autografo. A sugellare l'incontro, un collegamento in diretta con gli artisti sulle frequenze di Radio Kiss Kiss e Radio Marte.
venerdì 28 agosto 2009
Buone notizie da "Cronache di Napoli"
Vi riporto un articolo pubblicato per Il Brigante da Gino Giammarino in occasione dell'iniziative "Regala una buona notizia" che fu promossa dal quotidiano Cronache di Napoli.
L'articolo è visualizzabile anche a questo link.
Il quotidiano napoletano particolarmente attento ai fenomeni malavitosi della città lancia da oggi l'iniziativa
“Regala una buona notizia”
Napoli. Partita da stamattina un'interessante campagna dalle pagine del quotidiano "Cronache di Napoli" intitolata: “Regala una buona notizia”.
Si tratta di un’iniziativa di sensibilizzazione promossa dal quotidiano diretto da Giovanni Lucianelli, con il patrocinio morale del Comune e della Provincia di Napoli, che da oggi pubblicherà una pagina interamente dedicata alle “buone notizie”, anche sulla scorta delle segnalazioni dei lettori.
“Un piccolo segnale di speranza per Napoli e per tutti i napoletani per aiutare a diffondere le tante buone notizie che, purtroppo, non trovano adeguato spazio sui mezzi di informazione” ha dichiarato il presidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma, presentando ieri mattina il progetto nella Sala Giunta della Provincia di Napoli.
“E’ un gesto importante per offrire visibilità - ha aggiunto Di Palma - a tutti quegli aspetti positivi della vita culturale, imprenditoriale e politica, ma non solo, che caratterizzano la nostra città vogliamo e dobbiamo offrire, come istituzioni, segnali di speranza e di certezza”.
“Stiamo attraversando un momento difficilissimo - ha sottolineato il direttore Giovanni Lucianelli - con la guerra di camorra che imperversa e i mille, endemici, problemi che attanagliano Napoli. Il nostro quotidiano è diventato, in cinque anni, un osservatorio privilegiato sulla spesso tragica realtà partenopea. Ed è pertanto più forte e significativo il segnale di fiducia e di reattività che vogliamo lanciare, anche attraverso un piccolo ‘regalo’, un telefonino, che doneremo al protagonista della migliore buona notizia del mese che sarà scelta da un’apposita giuria onorifica composta da prestigiosi esponenti del mondo della cultura, delle istituzioni, della comunicazione e delle arti. Come simbolo abbiamo scelto proprio un cellulare perché crediamo che rappresenti il mezzo ideale per comunicare buone notizie”.
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi ha sottolineato che
“la campagna di Cronache di Napoli è un segnale importante della partecipazione della società civile” e per il presidente dell’Associazione “Italiani nel Mondo”, Sergio De Gregorio, “...è necessaria una intesa bipartisan sulla cultura del fare in città”, intervento condiviso anche da Vincenzo Sorrentino, assessore alla Sanità del Comune di Lettere e presidente dell’Osservatorio ambiente e salute, che ha aggiunto: “Dobbiamo fare fronte comune contro queste emergenze e operare insieme puntando soprattutto alla partecipazione, quanto più estesa possibile della società civile”.
Alla giuria, fino ad oggi, hanno aderito Renato Profili, prefetto di Napoli; Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli; Riccardo Di Palma, presidente della Provincia di Napoli; Gaetano Cola, presidente della Camera di Commercio di Napoli; Enzo Avitabile, musicista; Francesco Borrelli, assessore provinciale alla Protezione civile; Ermanno Corsi, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania; Pasquale Ciriello, rettore dell’Istituto Universitario L’Orientale di Napoli; Gigi D’Alessio, musicista; Luciano De Crescenzo, scrittore e filosofo; Sergio De Gregorio, presidente dell’Associazione Internazionale “Italiani nel Mondo”; Tullio De Piscopo, musicista; Francesco De Simone, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura militare, consigliere di amministrazione del Real Teatro di San Carlo e docente universitario; Domenico Falco, vicepresidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti; Gennaro Ferrara, rettore dell’Università Parthenope; Michele Florino, componente della commissione Antimafia; Grazia Francescato, co-portavoce dei Verdi Europei e vicepresidente di Bagnolifutura; Augusto Graziani, presidente di Sviluppo Italia Campania e decano della facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma; Biagio Izzo, attore; Amato Lamberti, sociologo e docente universitario; Massimo Marrelli, preside della Facoltà di Economia della “Federico II”; Vittorio Marsiglia, attore; Claudio Mattone, autore; Flavio Mucciante, vicedirettore del Giornale Radio Rai e Radiouno; Vincenzo Naso, preside della Facoltà di Ingegneria “Federico II”; Alfonso Pecoraro Scanio, presidente nazionale dei Verdi; Elena Perrella, presidente della Fondazione Mondragone; Massimo Rastrelli; fondatore e presidente del fondo antiusura San Giuseppe Moscati; Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra; Aldo Loris Rossi, docente universitario di Architettura; Gianfranco Rotondi, presidente nazionale della Democrazia cristiana; Antonio Saccone, preside facoltà di Lettere Federico II; James Senese, musicista; Vincenzo Sorrentino, assessore alla Sanità del Comune di Lettere; Giulio Tarro, virologo, docente universitario; Guido Trombetti, rettore Università degli Studi Napoli “Federico II”; Lino Vairetti, musicista; Riccardo Ventre, europarlamentare e presidente della Provincia di Caserta; Carlo Vosa, ordinario di cardiochirurgia della Seconda Università di Napoli.
Tuttavia, l'attenzione esasperata che tante altre testate napoletane, anche storiche, dedicano perfino al sottobosco della criminalità, con attribuzione di galloni da "luogotenenti" e simili altre decorazioni sul campo a cani sciolti che non hanno il rispetto nemmeno dei loro stessi "codici", non può non aprire preoccupanti interrogativi sullo stato dei rapporti tra società civile e stampa, se quest'ultima sente il bisogno, per conquistare fette di mercato, di rivolgersi ad un target tanto esecrabile.
Gino Giammarino
L'articolo è visualizzabile anche a questo link.
Il quotidiano napoletano particolarmente attento ai fenomeni malavitosi della città lancia da oggi l'iniziativa
“Regala una buona notizia”
Napoli. Partita da stamattina un'interessante campagna dalle pagine del quotidiano "Cronache di Napoli" intitolata: “Regala una buona notizia”.
Si tratta di un’iniziativa di sensibilizzazione promossa dal quotidiano diretto da Giovanni Lucianelli, con il patrocinio morale del Comune e della Provincia di Napoli, che da oggi pubblicherà una pagina interamente dedicata alle “buone notizie”, anche sulla scorta delle segnalazioni dei lettori.
“Un piccolo segnale di speranza per Napoli e per tutti i napoletani per aiutare a diffondere le tante buone notizie che, purtroppo, non trovano adeguato spazio sui mezzi di informazione” ha dichiarato il presidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma, presentando ieri mattina il progetto nella Sala Giunta della Provincia di Napoli.
“E’ un gesto importante per offrire visibilità - ha aggiunto Di Palma - a tutti quegli aspetti positivi della vita culturale, imprenditoriale e politica, ma non solo, che caratterizzano la nostra città vogliamo e dobbiamo offrire, come istituzioni, segnali di speranza e di certezza”.
“Stiamo attraversando un momento difficilissimo - ha sottolineato il direttore Giovanni Lucianelli - con la guerra di camorra che imperversa e i mille, endemici, problemi che attanagliano Napoli. Il nostro quotidiano è diventato, in cinque anni, un osservatorio privilegiato sulla spesso tragica realtà partenopea. Ed è pertanto più forte e significativo il segnale di fiducia e di reattività che vogliamo lanciare, anche attraverso un piccolo ‘regalo’, un telefonino, che doneremo al protagonista della migliore buona notizia del mese che sarà scelta da un’apposita giuria onorifica composta da prestigiosi esponenti del mondo della cultura, delle istituzioni, della comunicazione e delle arti. Come simbolo abbiamo scelto proprio un cellulare perché crediamo che rappresenti il mezzo ideale per comunicare buone notizie”.
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi ha sottolineato che
“la campagna di Cronache di Napoli è un segnale importante della partecipazione della società civile” e per il presidente dell’Associazione “Italiani nel Mondo”, Sergio De Gregorio, “...è necessaria una intesa bipartisan sulla cultura del fare in città”, intervento condiviso anche da Vincenzo Sorrentino, assessore alla Sanità del Comune di Lettere e presidente dell’Osservatorio ambiente e salute, che ha aggiunto: “Dobbiamo fare fronte comune contro queste emergenze e operare insieme puntando soprattutto alla partecipazione, quanto più estesa possibile della società civile”.
Alla giuria, fino ad oggi, hanno aderito Renato Profili, prefetto di Napoli; Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli; Riccardo Di Palma, presidente della Provincia di Napoli; Gaetano Cola, presidente della Camera di Commercio di Napoli; Enzo Avitabile, musicista; Francesco Borrelli, assessore provinciale alla Protezione civile; Ermanno Corsi, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania; Pasquale Ciriello, rettore dell’Istituto Universitario L’Orientale di Napoli; Gigi D’Alessio, musicista; Luciano De Crescenzo, scrittore e filosofo; Sergio De Gregorio, presidente dell’Associazione Internazionale “Italiani nel Mondo”; Tullio De Piscopo, musicista; Francesco De Simone, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura militare, consigliere di amministrazione del Real Teatro di San Carlo e docente universitario; Domenico Falco, vicepresidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti; Gennaro Ferrara, rettore dell’Università Parthenope; Michele Florino, componente della commissione Antimafia; Grazia Francescato, co-portavoce dei Verdi Europei e vicepresidente di Bagnolifutura; Augusto Graziani, presidente di Sviluppo Italia Campania e decano della facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma; Biagio Izzo, attore; Amato Lamberti, sociologo e docente universitario; Massimo Marrelli, preside della Facoltà di Economia della “Federico II”; Vittorio Marsiglia, attore; Claudio Mattone, autore; Flavio Mucciante, vicedirettore del Giornale Radio Rai e Radiouno; Vincenzo Naso, preside della Facoltà di Ingegneria “Federico II”; Alfonso Pecoraro Scanio, presidente nazionale dei Verdi; Elena Perrella, presidente della Fondazione Mondragone; Massimo Rastrelli; fondatore e presidente del fondo antiusura San Giuseppe Moscati; Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra; Aldo Loris Rossi, docente universitario di Architettura; Gianfranco Rotondi, presidente nazionale della Democrazia cristiana; Antonio Saccone, preside facoltà di Lettere Federico II; James Senese, musicista; Vincenzo Sorrentino, assessore alla Sanità del Comune di Lettere; Giulio Tarro, virologo, docente universitario; Guido Trombetti, rettore Università degli Studi Napoli “Federico II”; Lino Vairetti, musicista; Riccardo Ventre, europarlamentare e presidente della Provincia di Caserta; Carlo Vosa, ordinario di cardiochirurgia della Seconda Università di Napoli.
Tuttavia, l'attenzione esasperata che tante altre testate napoletane, anche storiche, dedicano perfino al sottobosco della criminalità, con attribuzione di galloni da "luogotenenti" e simili altre decorazioni sul campo a cani sciolti che non hanno il rispetto nemmeno dei loro stessi "codici", non può non aprire preoccupanti interrogativi sullo stato dei rapporti tra società civile e stampa, se quest'ultima sente il bisogno, per conquistare fette di mercato, di rivolgersi ad un target tanto esecrabile.
Gino Giammarino
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mercoledì 29 luglio 2009
Napoli bloccata da una chiglia
Sul numero di Panorama Economy in edicola c'è un mio articolo sulla situazione dei trasporti nel capoluogo partenopeo. Il titolo è "Napoli bloccata da una chiglia".
Qui il sommario del numero di Economy.
Qui il sommario del numero di Economy.
mercoledì 27 maggio 2009
Intervista a Gianfranco Fini
''Non e' vero che chi si fuma uno spinello va in galera. Il penale scatta per lo spacciatore, non per il semplice consumatore''. Lo ha detto, a proposito della legge sulla droga, il vice premier Gianfranco Fini, ospite ieri della trasmissione 'faccia a faccia', andata in onda su 'Italiamia', condotta da Giovanni Lucianelli. ''Mi sta molto a cuore -ha aggiunto il leader di An- la legge sulla droga. E' vero, ho rivelato che da giovane ho fumato uno spinello, perche' sono contro le ipocrisie e perche' credo che da ragazzi possa capitare di compiere delle stupidaggini''.
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Intervista all'ad di Tirrenia, Franco Pecorini
Il risiko marinaro non fa perdere la calma a Franco pecorini,a.d. di Tirrenia Navigazione.In palio c'e' il controllo di una societa' che nel 2007 ha fatturato oltre 372 mln di euro con un utile di 15,3 mln (292 mln. di ricavi con 14 mln. di utile per la sola capogruppo),ma con 46 mln. di aiuti pubblici alla capogruppo e 135 mln. alle societa' regionali.Con l'indotto,Tirrenia garantisce un posto di lavoro a quasi 7 mila persone,quasi ttutte al sud.Il primo obiettivo,spiega Pecorini,e' difendere l'azienda e l'occupazione in un momento in cui continui e strumantali attacchi rischiano di distorcere l'immagine di una realta' leader del mercato.Lo strumento per riuscirci e' un nuovo piano industriale,concordato con l'intero arco sindacale,che prevede la privatizzazione della Tirrenia (l'advisor nominato ad aprile e' Credit Suisse) e il trasferimento gratuito alle Regioni delle Societa' territoriali che gestiscono in regime di servizio pubblico alcune tratte assicurate solo parzialmente dalle altre compagnie. Per le linee che hanno natura sociale continueremo ad operare in regime di convenzione,anche se per pochi anni,per le altre assicureremo dal 1° gennaio 2009 il servizio in condizioni normali di mercato:cosi puntualizzano i vertici della Societa',cui ruolo di operatore marittimo al servizio della collettivita' inizia a stare stretto, malgrado questo assicuri una generosa rendita pubblica. Ma alla Tirrenia gli aiuti statali vengono calcolati in altro modo:nel 2007 Tirrenia ha ottenuto finanziamenti per 46 mln. che pero' si sono ridotti appena a 9 mln,tolti gli sconti per residenti,le varie imposte e gli interessi maturati. Quindi,non ci sarebbe concorrenza sleale,ma un contributo minimo per il servizio pubblico. Anzi ricorda Pecorini negli uiltimi anni l'azienda e' riuscita a realizzare una imponente riconversione senza ricorrere ne ai licenziamenti ne alla cassa integrazione,o alla mobilita',per la riduzione del costo dl personale del 60%.E proprio questa continua attenzione all'occupazione ha disinnescato possibili contrasti con il sindacato,che ha sposato in pieno il nuovo piano industriale ed e' pronto a difenderlo in tutte le sedi,come assicura il segretario generale della UIL trasporti Giuseppe Caronia: Ci inpegneremo per sensibilizzare i vertici delle quattro Regioni interessate a condividere il programma di rilancio. Abbiamo realizzato un imponente opera di risanamento occupazionale,resa possibile dal senso di responsabilita' dei marittimi che hanno deciso di investire nella crescita della compagnia,rinunciando ad alcuni vantaggi del passato. Abbandonare ora il tragitto intrapreso sarebbe illogico e controproducente. E a proposito del tanto discusso regime delle convenzioni,Caronia sottolinea: Supereremo l'ostacolo dei controlli Ue sui finanziamenti statali,perche' siamo nella fase di avvio della privatizzazione. Condivido la posizione dell'assessore ai Trasporti della campania, Ennio Cascetta, sulla necessita' di trasferire subito alle Regioni non solo le struttur,ma anche i soldi pubblici,a patto che pero' razionalizzino le spese e offrano un servizio garantito agli utenti. Del tutto incomprensibile sottolinea Caronia e' invece,l'atteggiamento del Presidente della Regione Sardegna,Renato Soru,che vuole solo le risorse,ma non la societa' di navigazione.E i lavoratori,a questo punto,che fine farebbero?E infine chiarisce:Il sindacato non ha alcun pregiudizio nei confronti dei futuri acquirenti.italiani o stranieri.L'ideale sarebbe l'entrata in scena d un fondo,a cui si affancherebbe una piccola partecipazione Statale per garantire i livelli occupazionali.
(Economy, 23 Luglio 2008)
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Intervista ad Annamaria Carloni
"Una priorità per il Mezzogiorno è la creazione di tremila asili nido previsti nel programma dell'Unione". E' quanto ha dichiarato Anna Maria Carloni nel corso della trasmissione Faccia a Faccia, condotta da Giovanni Lucianelli, in onda su Italiamia2. "Sono cosciente - ha aggiunto la candidata Ds al Senato - che non si tratta di un provvedimento che cambia la vita ma si tratta di una iniziativa che, se realizzata, dona il senso della politica sociale del centro sinistra e può essere di sicuro supporto per l'occupazione delle donne e l'educazione dei bambini".
(AdnKronos)
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Premio Costantino Mazzeo
Quinta edizione del premio Costantino Mazzeo, compianto direttore generale dell'Asl Napoli 1, tradizionale appuntamento organizzato e promosso, sin dal 1999 dall'Associazione House Hospital Onlus. In primo piano, nell'edizione 2006, i media e i protagonisti della comunicazione. La manifestazione si è svolta sabato 14 gennaio sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, presso lo storico bar Gambrinus a Napoli. Hanno ritirato il riconoscimento i rappresentanti delle istituzioni, del mondo scientifico e del terzo settore considerati protagonisti della Sanità in Campania. A consegnare il premio ai giornalisti, per la sezione "Le penne della salute", il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi, il presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo Mastella e il presidente dell'associazione House Hospital Sergio Canzanella. Tra i premiati i giornalisti Bruno Buonanno (Il Mattino), Giuseppe Del Bello (La Repubblica), Mario Fabbroni (Leggo), Carlo Gambalonga (Ansa), Ettore Mautone (free-lance), Giorgio Gradogna (Napoli Più), Giovanni Lucianelli (Cronache di Napoli), Maria Pirro (Corriere del Mezzogiorno), Alfonso Ruffo (Il Denaro), Antonio Sasso (Il Roma) e Laura Viggiano (Sole 24 ore Sanità).
***
"Il premio Costantino Mazzeo — spiega il presidente dell'associazione House hospital Sergio Canzanella - è un evento consolidato ed irrinunciabile, un momento particolare per ringraziare e premiare la carica silenziosa dei circa 400 Volontari impegnati con continuità e discrezione nelle diverse attività dell'Associazione e che, per un giorno, saranno i veri protagonisti, al centro della scena". Durante la cerimonia sono stati consegnati anche i premi Testimonial espressione di riconoscenza verso le diverse personalità del mondo dello spettacolo, dello sport e delle imprese pubbliche e private ed il Premio "Un amico speciale" cassegnato a coloro che, da molti anni, sostengono in maniera decisiva l'associazione senza apparire pubblicamente. Presentato ai soci, ai volontari ed alle istituzioni il report delle attività svolte dall'Associazione nel 2005 ed il programma di management socio-sanitario per il triennio 2006 - 2008.
Premio Salvatore Moriello
Nell'ambito del Premio Salvatore Moriello, compianto direttore generale dell'Azienda ospedaliera "Cardarelli", è stato consegnato il Premio "Testimonial" (espressione di riconoscenza verso le diverse personalità del mondo dello spettacolo, dello sport e delle imprese pubbliche e private) al direttore generale dell'Istituto Banco di Napoli Aldo Pace, al Presidente dell'Istituto Banco di Napoli, Fondazione, Adriano Giannola e al manager Arturo Cesarano. Il Premio "Un Amico Speciale" (destinato ai soci onorari e ai componenti del Comitato tecnico scientifico, che da molti anni supportano in maniera decisiva l'Associazione) a Ciro Burattino (solidarietà), Bruno De Stefano (Sanità), Giuseppe Palmieri (ricerca), Nicola Mininni (volontariato), Francesco De Lorenzo (Europa), Sergio Florio (bilancio) e Giuseppe Rosato (Regione Campania). Il Premio Sanità a Donato Greco, direttore generale del Ministero della Salute e ad Aldo Vecchione, direttore scientifico dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Napoli. "La collaborazione fra mondo accademico, medici ed associazionismo - afferma il direttore scientifico dell'Associazione Francesco Cremona - per la diffusione di nuovi metodi di prevenzione, cura ed assistenza, costituisce una risorsa indispensabile per il progresso di tecniche terapeutiche che assicurino ai cittadini una migliore qualità della vita.
Sostenere la ricerca scientifica e sensibilizzare l'opinione pubblica ad una maggiore conoscenza e prevenzione delle malattie, è compito essenziale dell'Associazionismo, luogo dell'integrazione tra pubblico e privato".
La soddisfazione è doppia per l'Associazione che, nel comitato Tecnico scientifico, annovera alcuni tra i manager nominati alla guida delle Asl della Regione. "E' certamente motivo di grande soddisfazione per l'Associazione - ha sottolineato a tal proposito il presidente dell'Associazione Sergio Canzanella - che autorevoli membri del Comitato Tecnico Scientifico siano stati nominati, dal presidente della Regione Antonio Bassolino e dall'Assessore alla Sanità Angelo Montemarano, a rivestire prestigiosi incarichi di management sanitario.
"E' la prova - conclude Canzanella - che la sinergia tra istituzioni e terzo settore è foriera di risultati preziosi per i cittadini".
(da Il Denaro, 21 gennaio 2006)
***
"Il premio Costantino Mazzeo — spiega il presidente dell'associazione House hospital Sergio Canzanella - è un evento consolidato ed irrinunciabile, un momento particolare per ringraziare e premiare la carica silenziosa dei circa 400 Volontari impegnati con continuità e discrezione nelle diverse attività dell'Associazione e che, per un giorno, saranno i veri protagonisti, al centro della scena". Durante la cerimonia sono stati consegnati anche i premi Testimonial espressione di riconoscenza verso le diverse personalità del mondo dello spettacolo, dello sport e delle imprese pubbliche e private ed il Premio "Un amico speciale" cassegnato a coloro che, da molti anni, sostengono in maniera decisiva l'associazione senza apparire pubblicamente. Presentato ai soci, ai volontari ed alle istituzioni il report delle attività svolte dall'Associazione nel 2005 ed il programma di management socio-sanitario per il triennio 2006 - 2008.
Premio Salvatore Moriello
Nell'ambito del Premio Salvatore Moriello, compianto direttore generale dell'Azienda ospedaliera "Cardarelli", è stato consegnato il Premio "Testimonial" (espressione di riconoscenza verso le diverse personalità del mondo dello spettacolo, dello sport e delle imprese pubbliche e private) al direttore generale dell'Istituto Banco di Napoli Aldo Pace, al Presidente dell'Istituto Banco di Napoli, Fondazione, Adriano Giannola e al manager Arturo Cesarano. Il Premio "Un Amico Speciale" (destinato ai soci onorari e ai componenti del Comitato tecnico scientifico, che da molti anni supportano in maniera decisiva l'Associazione) a Ciro Burattino (solidarietà), Bruno De Stefano (Sanità), Giuseppe Palmieri (ricerca), Nicola Mininni (volontariato), Francesco De Lorenzo (Europa), Sergio Florio (bilancio) e Giuseppe Rosato (Regione Campania). Il Premio Sanità a Donato Greco, direttore generale del Ministero della Salute e ad Aldo Vecchione, direttore scientifico dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Napoli. "La collaborazione fra mondo accademico, medici ed associazionismo - afferma il direttore scientifico dell'Associazione Francesco Cremona - per la diffusione di nuovi metodi di prevenzione, cura ed assistenza, costituisce una risorsa indispensabile per il progresso di tecniche terapeutiche che assicurino ai cittadini una migliore qualità della vita.
Sostenere la ricerca scientifica e sensibilizzare l'opinione pubblica ad una maggiore conoscenza e prevenzione delle malattie, è compito essenziale dell'Associazionismo, luogo dell'integrazione tra pubblico e privato".
La soddisfazione è doppia per l'Associazione che, nel comitato Tecnico scientifico, annovera alcuni tra i manager nominati alla guida delle Asl della Regione. "E' certamente motivo di grande soddisfazione per l'Associazione - ha sottolineato a tal proposito il presidente dell'Associazione Sergio Canzanella - che autorevoli membri del Comitato Tecnico Scientifico siano stati nominati, dal presidente della Regione Antonio Bassolino e dall'Assessore alla Sanità Angelo Montemarano, a rivestire prestigiosi incarichi di management sanitario.
"E' la prova - conclude Canzanella - che la sinergia tra istituzioni e terzo settore è foriera di risultati preziosi per i cittadini".
(da Il Denaro, 21 gennaio 2006)
mercoledì 22 aprile 2009
Il gusto salvato dall'estinzione
Su "Panorama Economy" di questa settimana un mio articolo sul Pastificio Garofalo, dal titolo "Il gusto salvato dall'estinzione".
Ecco il link al sommario della rivista in edicola.
Qui, invece, potete leggere l'articolo.
Che cosa si ottiene dal sapore antico della tradizione unito alla forza della tecnologia? È la scommessa dell’antico Pastificio Garofalo di Gragnano (Napoli), presieduto da Massimo Menna, che con i suoi 110 dipendenti ha appena lanciato solo sul suo negozio virtuale (www.pastagarofalo.it/eshop/) la linea Doc. La sigla non sta per Denominazione di origine controllata, ma per Delizie di onesta cucina: sette prodotti della cultura gastronomica campana, «salvati» dall’estinzione.
«Sono tutte bontà vere» dice a Economy Emidio Mansi, responsabile commerciale Italia dell’azienda. «Non abbiamo la presunzione di pensare che siano i migliori prodotti, ma siamo certi di aver ritrovato sapori con un carattere unico».
Il risultato di questa attenzione alla qualità è nei fatturati: Garofalo ha chiuso il 2008 con 95,5 milioni di giro d’affari, in crescita del 51% rispetto all’anno precedente, mentre le tonnellate di pasta prodotte sono state più di 86 mila, +6% rispetto al 2007.
In realtà, le delizie di Garofalo sono ricche e variegate: si va dal «pomodoro giallo del Piennolo», coltivato e tramandato dal 1544 dai monaci camaldolesi di Nola, al «fagiolo a Formella», così chiamato in dialetto napoletano per la sua forma circolare, a bottone; dalla «torzella riccia», la più antica forma di cavolo del Mediterraneo con quasi 40 secoli di storia alle spalle, alla «colatura di alici di Cetara», condimento tra i più gustosi della tradizione gastronomica campana nato per errore - si racconta - dall’incontro tra una botte sgangherata e un monaco curioso di Salerno. Sono tutte specialità da tempo abbandonate per la poca adattabilità industriale, ma riscoperte da un giovane agronomo.
Discorso a parte meritano gli oli recuperati alla tavola (e al palato) da un paziente lavoro di aziende agricole che fanno della riscoperta delle eccellenze e delle biodiversità il proprio punto di forza.
Ci sono, per esempio, il «Monocultivar Ortice», olio extravergine di oliva particolarmente raro per il suo sapore strutturato e raffinato; o il «Monocultivar Ravece», che nasce sulle colline dell’Irpinia. E ancora il «Monocultivar Ogliarola sorrentina», olio che racchiude nel suo gusto intenso la ricca storia contadina di Vico Equense e della penisola sorrentina. Tre extravergine che garantiscono, anche a un semplice piatto di spaghetti, un sapore e una fragranza assolutamente unici.
I prodotti sono stati selezionati per la loro perfetta compatibilità con la pasta Garofalo, che ne esalta le caratteristiche, e per la loro capacità di essere, al tempo stesso, nobili e popolari proprio come la pasta.
Le aziende che ne curano la produzione (l’Azienda agricola Palmese, l’Azienda agricola Capolino Perlingieri, l’Oleificio San Comaio, il Frantoio Ferraro e la Delfino Battista srl) si servono ancora dei tradizionali sistemi di coltivazione, proprio come usavano, nei più sperduti angoli della Campania, i contadini di tanti secoli addietro.
Ecco il link al sommario della rivista in edicola.
Qui, invece, potete leggere l'articolo.
Che cosa si ottiene dal sapore antico della tradizione unito alla forza della tecnologia? È la scommessa dell’antico Pastificio Garofalo di Gragnano (Napoli), presieduto da Massimo Menna, che con i suoi 110 dipendenti ha appena lanciato solo sul suo negozio virtuale (www.pastagarofalo.it/eshop/) la linea Doc. La sigla non sta per Denominazione di origine controllata, ma per Delizie di onesta cucina: sette prodotti della cultura gastronomica campana, «salvati» dall’estinzione.
«Sono tutte bontà vere» dice a Economy Emidio Mansi, responsabile commerciale Italia dell’azienda. «Non abbiamo la presunzione di pensare che siano i migliori prodotti, ma siamo certi di aver ritrovato sapori con un carattere unico».
Il risultato di questa attenzione alla qualità è nei fatturati: Garofalo ha chiuso il 2008 con 95,5 milioni di giro d’affari, in crescita del 51% rispetto all’anno precedente, mentre le tonnellate di pasta prodotte sono state più di 86 mila, +6% rispetto al 2007.
In realtà, le delizie di Garofalo sono ricche e variegate: si va dal «pomodoro giallo del Piennolo», coltivato e tramandato dal 1544 dai monaci camaldolesi di Nola, al «fagiolo a Formella», così chiamato in dialetto napoletano per la sua forma circolare, a bottone; dalla «torzella riccia», la più antica forma di cavolo del Mediterraneo con quasi 40 secoli di storia alle spalle, alla «colatura di alici di Cetara», condimento tra i più gustosi della tradizione gastronomica campana nato per errore - si racconta - dall’incontro tra una botte sgangherata e un monaco curioso di Salerno. Sono tutte specialità da tempo abbandonate per la poca adattabilità industriale, ma riscoperte da un giovane agronomo.
Discorso a parte meritano gli oli recuperati alla tavola (e al palato) da un paziente lavoro di aziende agricole che fanno della riscoperta delle eccellenze e delle biodiversità il proprio punto di forza.
Ci sono, per esempio, il «Monocultivar Ortice», olio extravergine di oliva particolarmente raro per il suo sapore strutturato e raffinato; o il «Monocultivar Ravece», che nasce sulle colline dell’Irpinia. E ancora il «Monocultivar Ogliarola sorrentina», olio che racchiude nel suo gusto intenso la ricca storia contadina di Vico Equense e della penisola sorrentina. Tre extravergine che garantiscono, anche a un semplice piatto di spaghetti, un sapore e una fragranza assolutamente unici.
I prodotti sono stati selezionati per la loro perfetta compatibilità con la pasta Garofalo, che ne esalta le caratteristiche, e per la loro capacità di essere, al tempo stesso, nobili e popolari proprio come la pasta.
Le aziende che ne curano la produzione (l’Azienda agricola Palmese, l’Azienda agricola Capolino Perlingieri, l’Oleificio San Comaio, il Frantoio Ferraro e la Delfino Battista srl) si servono ancora dei tradizionali sistemi di coltivazione, proprio come usavano, nei più sperduti angoli della Campania, i contadini di tanti secoli addietro.
venerdì 9 gennaio 2009
I volti della camorra
Segnalo l'articolo del collega Simone Di Meo, che cura con Vittorio Falco la collana "I Cattivi", l'enciclopedia della camorra. L'articolo di Simone, pubblicato su Antimafia Duemila, si occupa della faida di San Giovanni.
La faida di S. Giovanni
di Simone Di Meo
NAPOLI – Siamo a San Giovanni a Teduccio, dove in principio c’erano i Mazzarella, nipoti del “re del tabacco” Michele Zaza, fino alla fine degli anni Ottanta monopolisti del contrabbando di sigarette. Siamo a San Giovanni a Teduccio, terra di malavita organizzata e di odi feroci. I Mazzarella furono tra i primi camorristi ad avere con i Nuvoletta contatti con Cosa Nostra. Criminalità campana e siciliana per anni furono alleate nella gestione del contrabbando di “bionde”, il più grosso business della camorra a ridosso degli anni Novanta. E a San Giovanni chi non era dei Mazzarella difficilmente poteva avere uno spazio proprio in quel “mercato”. Negli anni successivi con la “polverizzazione” della mala napoletana si creò nella zona una frammentazione con numerosi gruppi e bande più o meno organizzate, che ambivano a salire la scala del potere. Pure i Mazzarella furono costretti a fare i conti con le nuove generazioni di malavitosi proiettati sempre più verso il nuovo business, quello del traffico di stupefacenti. La droga divenne in quel periodo l’affare principale, con effetti destabilizzanti sugli equilibri della criminalità organizzata in tutta Napoli. E per quell’affare si scatenò una guerra tra gruppi che segnò una lunga scia di sangue. Prima e dopo la morte di Bernardino Formicola, capo del clan che per anni fu alleato dei Mazzarella, la lotta tra bande fu combattuta senza esclusione di colpi. Una guerra contro gli avversari storici che presto degenerò anche in aspre faide interne, provocando alleanze e fratture familiari. Clamorosa fu la rottura fra i Rinaldi e i Reale che, sebbene parenti, non rinunciarono ad affrontarsi a suon di morti ammazzati. Successivamente tra i due gruppi vi fu una sorta di riavvicinamento: insieme agli Altamura, come indicato in quegli anni dagli inquirenti, ricostruirono le fila del clan per combattere i D’Amico che intanto erano entrati a far parte dei Mazzarella. Fu una delle più importanti alleanze tra le varie organizzazioni malavitose che all’epoca avevano il controllo di tutte le attività illecite tra San Giovanni a Teduccio e Barra. Una sorta di monopolio che fu sempre contrastato da faide e vendette. La guerra tra clan nel ’96, il 26 giugno, fece un lutto clamoroso: in un agguato di camorra fu ucciso ’zì Luigi’, il patriarca Luigi Altamura, e con lui fu assassinato anche il figlio Pasquale. Un anno dopo, l’8 gennaio 1997, la camorra tornò a colpire un altro dei capi storici della criminalità di San Giovanni, Bernardino Formicola, boss del contrabbando, ucciso a Portici. Ma la statistica dell’orrore continua tutt’oggi.
LA FAMIGLIA
MAZZARELLA
Da sempre in lotta con la cupola di Secondigliano, i Mazzarella hanno il quartier generale tra San Giovanni a Teduccio e Poggioreale, nel rione Luzzatti per la precisione, ma interessi estesi su varie zone della città. Dal Mercato al Pallonetto di Santa Lucia, passando per Forcella, al centro storico, per anni regno incontrastato della famiglia Giuliano, un clan decimato da arresti e omicidi. Oggi i fratelli e capi storici di Forcella sono quasi tutti pentiti o comunque da tempo in carcere, e in quella zona i Mazzarella avrebbero esteso le proprie mire. Radiomala sussurra che mai il clan Mazzarella ha perso credito nella “camorra che conta”, nonostante gli agguati e le numerose inchieste della Antimafia che in più occasioni, negli anni, hanno duramente colpito la cosca. Inoltre, a stabilire un legame tra San Giovanni a Teduccio e Forcella, tra i Mazzarella e i Giuliano, ci fu anche un matrimonio. Michele Mazzarella, figlio del boss Vincenzo, sposò Marianna Giuliano, erede femmina di Loigino (il “re” oggi pentito). Quel matrimonio sancì anche un rapporto d’affari tra le cosche e una sorta di alleanza criminale. Da allora però la storia è cambiata, gli equilibri –sempre precari – della camorra mutano e si trasformano continuamente, sull’onda d’urto delle inchieste della magistratura o delle faide violente. I Mazzarella, nella loro storia, furono protagonisti di un’aspra guerra con i clan di Secondigliano che raggiunse l’apice nel 1998, anno dell’uccisione del patriarca di San Giovanni a Teduccio, Francesco Mazzarella, assassinato davanti al carcere di Poggioreale dove attendeva la scarcerazione di un figlio. Nati come gruppo malavitoso dedito al contrabbando di sigarette, i Mazzarella cominciarono ad imporsi sulla scena criminale a partire dagli anni ’50 quando dopo il boom di sviluppo la periferia est sprofondò nel degrado e i Mazzarella organizzarono tutte le “paranze” da Santa Lucia a Posillipo da Bagnoli a Pozzuoli. Cominciarono i fratelli Zaza, zii dei Mazzarella. Michele detto “’o pazzo” divenne contrabbandiere a livello internazionale: comprò navi e depositi sui porti dove era possibile smerciare sigarette per l’assenza dei monopoli. Il fratello Antonio curava i suoi interessi nel Napoletano. Tra San Giovanni e Napoli cominciarono così a farsi spazio i Mazzarella. Le prime flotte di scafisti erano del clan di Michele Zaza. Con il passare degli anni la gestione dell’impero passò ai nipoti di Zaza, i Mazzarella, abili, coraggiosi, uomini di rispetto. Era la prima generazione del contrabbando di sigarette, quella del dopoguerra. Ora siamo alla “terza generazione” e le cose sono cambiate. Il clan si adeguò ai tempi e dal contrabbando passò ad occuparsi dei traffici di droga, quindi delle estorsioni, altro ‘classico’ della camorra. Crebbero gli interessi e lo spessore criminale e le famiglie di San Giovanni a Teduccio e Barra, che per anni avevano vissuto fianco a fianco, a terra e sul mare, le emozioni e le paure per sbarcare sempre più “bionde” cominciarono a litigare. Nacquero gli scontri, i conflitti di interessi. Scissioni e fratture partirono nuovi clan che si fecero largo nella periferia est di Napoli. E con l’espandersi delle mire criminali i conflitti si estesero anche ai clan di altre zone cittadine. I clan della camorra furono in lotta, fra di loro e contro lo Stato. Sono passati anni, lo scacchiere della camorra nel frattempo ha cambiato assetto più di una volta, i boss hanno cambiato volto, ma quelli di San Giovanni a Teduccio hanno sempre lo stesso nome, Mazzarella.
GENNARO
MAZZARELLA.
E’ il maggiore dei fratelli Mazzarella, figli di Francesco patriarca di una famiglia da anni al ‘potere’ nella zona orientale della città che cominciò ad imporsi sulla scena criminale con il contrabbando di sigarette. Gennaro Mazzarella controllava la zona Mercato, lì aveva il suo quartier generale secondo la divisione delle zone fatta con i fratelli boss. Fu scarcerato nel 2001, beneficiando di uno sconto di pena di alcuni mesi su una condanna per una serie di rapine. In carcere c’era finito nell’agosto del 1998, fu stanato a Madrid in un lussuoso residence, estradato in Italia in tempi da record. All’epoca la procura di Venezia aveva emesso nei suoi confronti un ordine di carcerazione: Gennaro Mazzarella doveva scontare una condanna a cinque anni di carcere, era ritenuto il cervello di una gang di rapinatori che agiva in Laguna con componenti meridionali e settentrionali. Ora è di nuovo in carcere, per una truffa contro i titolari di una pescheria, e per questo in attesa della sentenza.
VINCENZO
MAZZARELLA.
E’ soprannominato ‘o pazzo, considerato dagli inquirenti il boss più carismatico della famiglia (il suo feudo è al rione Luzzatti), condannato per associazione camorristica e indagato anche nell’inchiesta sull’uccisione della giovane Annalisa Durante. Vincenzo Mazzarella è attualmente detenuto in regime di 41bis. Vincenzo ’o pazzo fu scarcerato circa tre anni fa, dopo una lunga detenzione nel carcere di Opera e al termine di un complesso iter processuale. Per quell’inchiesta conclusasi con una sentenza di “non luogo a procedere”, Mazzarella fu poi riarrestato nel febbraio 2005, dopo circa tre mesi di latitanza, gli agenti lo scovarono in un’abitazione di San Sebastiano al Vesuvio. Di nuovo in cella e poco dopo di nuovo in libertà, grazie ad una brillante strategia difensiva. Fino alla cattura definitiva in un albergo vicino a Eurodisney, a Parigi.
CIRO
MAZZARELLA.
A lui il folklore di camorra ha affibbiato il soprannome di ‘o scellone. Ciro Mazzarella fu arrestato a giugno 2003 sulla costa spagnola, a Torre Molinos. Ora è libero, dopo una detenzione in regime di 41bis e l’assoluzione per reati di associazione camorristica e associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di sigarette. Informative delle forze dell’ordine e inchieste della procura, lo indicano come il boss dei boss, il “nuovo re del contrabbando” proprio come fu lo zio Michele Zaza. Non avrebbe mai abbandonato questo scettro, nemmeno durante la sua latitanza: dall’ultima inchiesta della Dda risulta che Ciro ‘o scellone, fuggito dall´Italia per eludere una condanna a cinque anni e mezzo di carcere, fin dall’estate del 2000 avrebbe gestito un consistente contrabbando di sigarette con l’Albania e tentato di entrare nell’affare legato ad appalti per opere pubbliche grazie ad accordi con “vertici istituzionali”.
LUCIANO
MAZZARELLA.
Figlio di Ciro, è accusato di essere ai vertici del “nuovo” clan Mazzarella, influente soprattutto nel quartiere di Santa Lucia e per queste accuse è stato condannato. Luciano Mazzarella si è sempre professato innocente, tre anni fa, in preda ad un attimo di debolezza e sconforto, tentò il suicidio dandosi fuoco nell’infermeria del carcere e fu salvato grazie al tempestivo intervento delle guardie penitenziarie. Ma per gli inquirenti, invece, il giovane Mazzarella avrebbe gestito il racket delle estorsioni a pizzerie, ristoranti e negozi di alimentari del centro cittadino imponendo loro l’acquisto di latticini prodotti da una società - la Talm con sede al Pallonetto Santa Lucia - di cui proprio Luciano Mazzarella risultava titolare.
BOX1
Enciclopedia della Camorra
E’ in edicola il secondo numero dell’enciclopedia della camorra, opera in 25 volumi diretta dal giornalista Giovanni Lucianelli e curata dai cronisti Simone Di Meo e Vittorio Falco. Il protagonista della nuova uscita è Luigi Giuliano, l’ex padrino di Forcella passato a collaborare con la giustizia e autore di sconvolgenti rivelazioni circa le connivenze tra Stato e camorra.
Per informazioni: icattivi@gmail.com
ANTIMAFIADuemila N°55-54
La faida di S. Giovanni
di Simone Di Meo
NAPOLI – Siamo a San Giovanni a Teduccio, dove in principio c’erano i Mazzarella, nipoti del “re del tabacco” Michele Zaza, fino alla fine degli anni Ottanta monopolisti del contrabbando di sigarette. Siamo a San Giovanni a Teduccio, terra di malavita organizzata e di odi feroci. I Mazzarella furono tra i primi camorristi ad avere con i Nuvoletta contatti con Cosa Nostra. Criminalità campana e siciliana per anni furono alleate nella gestione del contrabbando di “bionde”, il più grosso business della camorra a ridosso degli anni Novanta. E a San Giovanni chi non era dei Mazzarella difficilmente poteva avere uno spazio proprio in quel “mercato”. Negli anni successivi con la “polverizzazione” della mala napoletana si creò nella zona una frammentazione con numerosi gruppi e bande più o meno organizzate, che ambivano a salire la scala del potere. Pure i Mazzarella furono costretti a fare i conti con le nuove generazioni di malavitosi proiettati sempre più verso il nuovo business, quello del traffico di stupefacenti. La droga divenne in quel periodo l’affare principale, con effetti destabilizzanti sugli equilibri della criminalità organizzata in tutta Napoli. E per quell’affare si scatenò una guerra tra gruppi che segnò una lunga scia di sangue. Prima e dopo la morte di Bernardino Formicola, capo del clan che per anni fu alleato dei Mazzarella, la lotta tra bande fu combattuta senza esclusione di colpi. Una guerra contro gli avversari storici che presto degenerò anche in aspre faide interne, provocando alleanze e fratture familiari. Clamorosa fu la rottura fra i Rinaldi e i Reale che, sebbene parenti, non rinunciarono ad affrontarsi a suon di morti ammazzati. Successivamente tra i due gruppi vi fu una sorta di riavvicinamento: insieme agli Altamura, come indicato in quegli anni dagli inquirenti, ricostruirono le fila del clan per combattere i D’Amico che intanto erano entrati a far parte dei Mazzarella. Fu una delle più importanti alleanze tra le varie organizzazioni malavitose che all’epoca avevano il controllo di tutte le attività illecite tra San Giovanni a Teduccio e Barra. Una sorta di monopolio che fu sempre contrastato da faide e vendette. La guerra tra clan nel ’96, il 26 giugno, fece un lutto clamoroso: in un agguato di camorra fu ucciso ’zì Luigi’, il patriarca Luigi Altamura, e con lui fu assassinato anche il figlio Pasquale. Un anno dopo, l’8 gennaio 1997, la camorra tornò a colpire un altro dei capi storici della criminalità di San Giovanni, Bernardino Formicola, boss del contrabbando, ucciso a Portici. Ma la statistica dell’orrore continua tutt’oggi.
LA FAMIGLIA
MAZZARELLA
Da sempre in lotta con la cupola di Secondigliano, i Mazzarella hanno il quartier generale tra San Giovanni a Teduccio e Poggioreale, nel rione Luzzatti per la precisione, ma interessi estesi su varie zone della città. Dal Mercato al Pallonetto di Santa Lucia, passando per Forcella, al centro storico, per anni regno incontrastato della famiglia Giuliano, un clan decimato da arresti e omicidi. Oggi i fratelli e capi storici di Forcella sono quasi tutti pentiti o comunque da tempo in carcere, e in quella zona i Mazzarella avrebbero esteso le proprie mire. Radiomala sussurra che mai il clan Mazzarella ha perso credito nella “camorra che conta”, nonostante gli agguati e le numerose inchieste della Antimafia che in più occasioni, negli anni, hanno duramente colpito la cosca. Inoltre, a stabilire un legame tra San Giovanni a Teduccio e Forcella, tra i Mazzarella e i Giuliano, ci fu anche un matrimonio. Michele Mazzarella, figlio del boss Vincenzo, sposò Marianna Giuliano, erede femmina di Loigino (il “re” oggi pentito). Quel matrimonio sancì anche un rapporto d’affari tra le cosche e una sorta di alleanza criminale. Da allora però la storia è cambiata, gli equilibri –sempre precari – della camorra mutano e si trasformano continuamente, sull’onda d’urto delle inchieste della magistratura o delle faide violente. I Mazzarella, nella loro storia, furono protagonisti di un’aspra guerra con i clan di Secondigliano che raggiunse l’apice nel 1998, anno dell’uccisione del patriarca di San Giovanni a Teduccio, Francesco Mazzarella, assassinato davanti al carcere di Poggioreale dove attendeva la scarcerazione di un figlio. Nati come gruppo malavitoso dedito al contrabbando di sigarette, i Mazzarella cominciarono ad imporsi sulla scena criminale a partire dagli anni ’50 quando dopo il boom di sviluppo la periferia est sprofondò nel degrado e i Mazzarella organizzarono tutte le “paranze” da Santa Lucia a Posillipo da Bagnoli a Pozzuoli. Cominciarono i fratelli Zaza, zii dei Mazzarella. Michele detto “’o pazzo” divenne contrabbandiere a livello internazionale: comprò navi e depositi sui porti dove era possibile smerciare sigarette per l’assenza dei monopoli. Il fratello Antonio curava i suoi interessi nel Napoletano. Tra San Giovanni e Napoli cominciarono così a farsi spazio i Mazzarella. Le prime flotte di scafisti erano del clan di Michele Zaza. Con il passare degli anni la gestione dell’impero passò ai nipoti di Zaza, i Mazzarella, abili, coraggiosi, uomini di rispetto. Era la prima generazione del contrabbando di sigarette, quella del dopoguerra. Ora siamo alla “terza generazione” e le cose sono cambiate. Il clan si adeguò ai tempi e dal contrabbando passò ad occuparsi dei traffici di droga, quindi delle estorsioni, altro ‘classico’ della camorra. Crebbero gli interessi e lo spessore criminale e le famiglie di San Giovanni a Teduccio e Barra, che per anni avevano vissuto fianco a fianco, a terra e sul mare, le emozioni e le paure per sbarcare sempre più “bionde” cominciarono a litigare. Nacquero gli scontri, i conflitti di interessi. Scissioni e fratture partirono nuovi clan che si fecero largo nella periferia est di Napoli. E con l’espandersi delle mire criminali i conflitti si estesero anche ai clan di altre zone cittadine. I clan della camorra furono in lotta, fra di loro e contro lo Stato. Sono passati anni, lo scacchiere della camorra nel frattempo ha cambiato assetto più di una volta, i boss hanno cambiato volto, ma quelli di San Giovanni a Teduccio hanno sempre lo stesso nome, Mazzarella.
GENNARO
MAZZARELLA.
E’ il maggiore dei fratelli Mazzarella, figli di Francesco patriarca di una famiglia da anni al ‘potere’ nella zona orientale della città che cominciò ad imporsi sulla scena criminale con il contrabbando di sigarette. Gennaro Mazzarella controllava la zona Mercato, lì aveva il suo quartier generale secondo la divisione delle zone fatta con i fratelli boss. Fu scarcerato nel 2001, beneficiando di uno sconto di pena di alcuni mesi su una condanna per una serie di rapine. In carcere c’era finito nell’agosto del 1998, fu stanato a Madrid in un lussuoso residence, estradato in Italia in tempi da record. All’epoca la procura di Venezia aveva emesso nei suoi confronti un ordine di carcerazione: Gennaro Mazzarella doveva scontare una condanna a cinque anni di carcere, era ritenuto il cervello di una gang di rapinatori che agiva in Laguna con componenti meridionali e settentrionali. Ora è di nuovo in carcere, per una truffa contro i titolari di una pescheria, e per questo in attesa della sentenza.
VINCENZO
MAZZARELLA.
E’ soprannominato ‘o pazzo, considerato dagli inquirenti il boss più carismatico della famiglia (il suo feudo è al rione Luzzatti), condannato per associazione camorristica e indagato anche nell’inchiesta sull’uccisione della giovane Annalisa Durante. Vincenzo Mazzarella è attualmente detenuto in regime di 41bis. Vincenzo ’o pazzo fu scarcerato circa tre anni fa, dopo una lunga detenzione nel carcere di Opera e al termine di un complesso iter processuale. Per quell’inchiesta conclusasi con una sentenza di “non luogo a procedere”, Mazzarella fu poi riarrestato nel febbraio 2005, dopo circa tre mesi di latitanza, gli agenti lo scovarono in un’abitazione di San Sebastiano al Vesuvio. Di nuovo in cella e poco dopo di nuovo in libertà, grazie ad una brillante strategia difensiva. Fino alla cattura definitiva in un albergo vicino a Eurodisney, a Parigi.
CIRO
MAZZARELLA.
A lui il folklore di camorra ha affibbiato il soprannome di ‘o scellone. Ciro Mazzarella fu arrestato a giugno 2003 sulla costa spagnola, a Torre Molinos. Ora è libero, dopo una detenzione in regime di 41bis e l’assoluzione per reati di associazione camorristica e associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di sigarette. Informative delle forze dell’ordine e inchieste della procura, lo indicano come il boss dei boss, il “nuovo re del contrabbando” proprio come fu lo zio Michele Zaza. Non avrebbe mai abbandonato questo scettro, nemmeno durante la sua latitanza: dall’ultima inchiesta della Dda risulta che Ciro ‘o scellone, fuggito dall´Italia per eludere una condanna a cinque anni e mezzo di carcere, fin dall’estate del 2000 avrebbe gestito un consistente contrabbando di sigarette con l’Albania e tentato di entrare nell’affare legato ad appalti per opere pubbliche grazie ad accordi con “vertici istituzionali”.
LUCIANO
MAZZARELLA.
Figlio di Ciro, è accusato di essere ai vertici del “nuovo” clan Mazzarella, influente soprattutto nel quartiere di Santa Lucia e per queste accuse è stato condannato. Luciano Mazzarella si è sempre professato innocente, tre anni fa, in preda ad un attimo di debolezza e sconforto, tentò il suicidio dandosi fuoco nell’infermeria del carcere e fu salvato grazie al tempestivo intervento delle guardie penitenziarie. Ma per gli inquirenti, invece, il giovane Mazzarella avrebbe gestito il racket delle estorsioni a pizzerie, ristoranti e negozi di alimentari del centro cittadino imponendo loro l’acquisto di latticini prodotti da una società - la Talm con sede al Pallonetto Santa Lucia - di cui proprio Luciano Mazzarella risultava titolare.
BOX1
Enciclopedia della Camorra
E’ in edicola il secondo numero dell’enciclopedia della camorra, opera in 25 volumi diretta dal giornalista Giovanni Lucianelli e curata dai cronisti Simone Di Meo e Vittorio Falco. Il protagonista della nuova uscita è Luigi Giuliano, l’ex padrino di Forcella passato a collaborare con la giustizia e autore di sconvolgenti rivelazioni circa le connivenze tra Stato e camorra.
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ANTIMAFIADuemila N°55-54
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