mercoledì 3 febbraio 2010

Il caffè delle detenute di Pozzuoli


Fabrizio De André fu il primo a decantare la bontà del caffé fatto in carcere in 'Don Raffae''. E anche se la ricetta non sembra essere quella descritta nella canzone ("ch'a Cicirinella compagno di cella ci ha dato mammà") si annuncia di ottima qualità la bevanda nera che dieci detenute del carcere di Pozzuoli producono grazie ad un progetto di recupero sociale finanziato dalla Regione Campania. Si chiama Caffé Lazzarelle la speciale miscela di chicchi pregiati prodotto dalle detenute del carcere di Pozzuoli. L'iniziativa, presentata oggi alla stampa, è il frutto di un progetto finanziato dall'assessorato alle Politiche Sociali della Regione Campania e organizzato dalle associazioni 'Il Pioppo', 'Giancarlo Siani' e dalla cooperativa 'Officinae Ecs'. La speciale miscela è il frutto di una selezione effettuata tra le migliori produzioni coltivate in Brasile, Costa Rica, Colombia, Guatemala, India e Uganda. Nei locali dell'istituto penitenziario di Pozzuoli le dieci detenute tostano, seguono le fasi di asciugatura, macinano il caffé e si occupano della manutenzione dei macchinari. 'Caffe' Lazzarelle - ha sottolineato l'assessore regionale al Welfare Alfonsina De Felice rivolgendosi alle detenute - è un'ottima miscela per evitare di ricadere nella devianza e guadagnare in dignità attraverso il lavoro; offre un' opportunità di formazione e crescita professionale che abbassa il rischio di recidiva, inserisce in una filiera produttiva sana che dovrà allargarsi prevedendo una commercializzazione affidata ad una cooperativa sociale di cui potranno fa parte le detenute coinvolte nel progetto". Impacchettato in confezioni da 250 grammi dai colori rosa e argento, il caffé Lazzarelle è per la direttrice del carcere Stella Scialpi una "straordinaria opportunità di lavoro qualificato in carcere che ha come simbolo una bevanda che mette in relazione le persone". Mentre per don Tonino Palmese, referente dell'associazione Libera, si tratta di una "scommessa di coerenza, di credibilità e di riscatto". Tommaso Contestabile, provveditore generale degli istituti di pena ha sottolineato come "il caffé confezionato nel carcere di Pozzuoli sia un prodotto pronto per entrare nella rete commerciale".

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